Gabbo

Domenica 11 novembre,di mattina, è stato ucciso in un autogrill vicino ad Arezzo
Gabriele"gabbo" Sandri.non intendo qui approfondire i fatti con una cronaca minuziosa quanto noiosa: altri lo hanno già fatto prima e meglio di me.Mi interessa subito notare che,visitando lo spazio di gabbo su myspace si scopre un giovane vivace,inserito,con un buon lavoro ed una passione, il DJ, redditizia e che da sicura"popolarità".
Cosa stava facendo gabbo in quell'autogrill? Stava facendo una tappa di sosta nel viaggio
che lo avrebbe portato a seguire inter-lazio,da bravo tifoso laziale,insieme ad alcuni suo
amici.
Una scampagnata insomma.
Eh no. Non proprio.
E qui si inizia ad intorbidire lo stagno, ovvero da subito.Allo stesso grill fanno tappa anche un altra auto di tifosi juventini, diretti a parma per parma-juve.
Baci e abbracci? Non scherziamo.
Sfottò? Si.
Con contorno di rissa, breve ma (pare? Forse?) violenta.
Qua finisce cosa possiamo raccontare con buona speranza di essere nel vero e inizia la
cronaca nera.
Un agente vede tutto e spara. Non sapremo mai il perché di ciò e soprattutto perché uno dei
due colpi, quello mortale, fosse ad altezza d'uomo. L'uomo , anzi il ragazzo era Gabriele
Sandri, che poco dopo muore.
Qua inizia il "commentabile", l'"interessante".
LA partita Inter-Lazio viene sospesa, le atre no, si saprà poi su consiglio del capo della polizia, per evitare che concentrazioni di tifosi in trasferta già partiti (mancavano circa
6 ore all'inizio delle partite) si trovassero senza una meta da raggiungere a fare
dietrofront, magari incrociandosi per la strada e in generale x prevenire scontri di ogni
genere.
Parte così una breve ma efficace operazione di "covering" che ritarda la divulgazione della
notizia dell' incidente mortale a G.S., un ritardo "simbolico" (10 minuti) all'inizio delle
partite di tutte le altre squadre ecc., ed alla fine l'obiettivo è raggiunto: la giornata
calcistica si conclude senza altri incidenti gravi, quindi più o meno bene.
Nel valutare il "più o meno" si scoprono dei "tesori" spaventosi.
Si perchè in quell'intervallo logico che contempla gli incidenti che determinano il "meno",
si delineano delle logiche inquietanti.
Le tifoserie che apparentemente sono in conflitto e tra le quali si creano odii altrimenti"insanabili", alla notizia della morte di uno di "loro" hanno trovato improvvisa
riconciliazione, si sono compattate in maniera granitica dietro ad un immediato "diktat"
politico d'azione terroristica: non fare giocare le partite. Così ecco che l'odio atavico
dei bergamaschi contro i "terùn" svanisce all'istante ed i tifosi del'atalanta riescono, con
la minaccia di invadere il campo e di compiere atti violenti, a fare interrompere la partita
"Atalanta Milan" , e lo stesso succede addirittura in C1 con "Taranto Massese".In serata a Milano cortei comuni di interisti e laziali e sopratuttto a Roma violenza a
piene mani x la strada, con le due tifoserie cittadine, quella romana e quella laziale,
unite, UNITE nello spadroneggiare violentemente per la città con atti di vandalismo che
distruggono soprattutto la sede del Coni e danneggiano un commissariato di polizia.Stessa unità di quasi tutte le tifoserie si trova anche ai funerali di G.S. qualche giorno
dopo.
Se il calcio è stato dato morto per tante volte ma poi è sempre risorto, questa volta la
morte è conclamata e cerebrale, perchè si tratta non solo di decesso del pallone ma anche
della Società-italia, della quale il calcio è un riflesso e sicuramente un polso sincero.Se c'è da chiedersi infatti perchè un gruppo di tifosi di una squadra, di ragazzi "bene" ,
debbano sistematicamente scontrarsi con altri gruppi di tifonsi di qualunque altra squadra
in caso di fortuito "incontro",ed è un mistero inquietante ( e gli incidenti agli autogrill
sono pane di ogni giornata calcistica),questo è tuttavia superato dalla constatazione che le
curve si sono "emancipate" dal giogo del calcio e della politica di campanile, maturando una
coscienza autonoma ed unitaria non riconducibile ad una singola prassi politica, e quindi
difficilmente controllabile. E' infatti impossibile conciliare secondo logica slogan
fascisti (ormai le curve che si considerino attive sono solo di estrema destra, e lo sono
praticamente tutte, in particolare le più importanti) e prassi di guerrirglia tipiche
dell'estremismo di opposto colore, saluti romani e odio ferino contro le istituzioni e
soprattutto contro quelle più "proletarie", carabinieri e polizia, che nella storia italiana
hanno sempre palesato simpatie (se non vere e proprie connivenze, almeno in alcuni periodi
della storia repubblicana) destrorse.
Se in precedenza il caporalato della destra estrema nelle curve può aver fatto comodo a
certi ambienti politici,essi hanno chiaramente perso ogni ruolo di referenti per i tifosi:
una specie di corpo senza "testa", mancanza questa che anzi sembra aver giovato alle
velleità autoritarie dei "curvisti", e che anzi li ha visti per una prima volta forse
ottenere una vittoria ed un pubblico riconoscimento politico proprio grazie ad un uso
coordinato di stampo terroristico della gueriglia urbana.
Di Vittoria si parla perchè anche la sola sospensione di un partita per intemperanze di
una,alla fine, piccola parte del pubblico è una vittoria. E di partite ne sono state ospese
ben quattro, di cui tre della massima serie.
La legititmazione è stata data a posteriori dagli inquirenti, ovvero dallo Stato, che
accusando i teppisti colpevoli delle devastazioni di domenica sera di terrorismo, avalla
indirettamente un (inesistente) scopo politico implicito nelle azioni della sera dell'11
nov. a Roma.
E' lapalissiano che nello sposare la logica esponenziale di "tifoso-teppista-terrorista", si
fanno un ingiustizia ed un danno assieme. L'ingiustizia è fatta verso quei (pochi) figuri
che sono stati arrestati per i fatti della sera di Domenica 11 novembre: chiunque abbia buon
senso vede quei ragazzi per quello che sono, dei teppisti, ovvero una genìa umana per
combattere contro la quale lo Stato si è dotato di leggi e mezzi ampiamente adeguati, ma
sopratuttto "commisurati" alla grandezza del reato commesso. Il danno è recato dalle
Istituzioni a se stesse, che decidendo di avallare l'accusa di terrorismo, ingigantiscono la reale sostanza degli eventi occorsi ( il fatto di avere palesato alcuni meccanismi "para terroristici" nell'organizzarsi non fa dei "curvaioli" dei reali, premeditati eversori) e recano un
ingiustizia verso quei pochi teppisti arrestati, dimostrando incapacità di calcolo soprattutto dell' opportunità, quindi passando immediatamente dalla parte degli aguzzini
agli occhi dell'opinione pubblica e rendendosi inoltre ridicole nel dover "argomentare" la tesi della premeditazione eversiva con spiegazioni farraginose prive di vero fondamento, oltretutto
offensive verso un popolo, quello italiano, che il terrorismo "vero " lo ha vissuto e ne
conosce la vera crudeltà (un colpo alla nuca o una gambizzazione sono ben diverse dal
rompere gli infissi di un edificio).
A ciò si unisca una condotta degli inquirenti, nella persona del Procuratore capo di Arezzo,
anch'essa non limpida, che anzi può essere letta come un tentativo di costruire una tesi
accusatoria atta ad intimidire gli amici del Sandri, i testimoni principali dell'operato
dell'agente Spaccarotella, ovvero di colui che ha sparato il colpo mortale. Così ecco che un
breve scontro di giovani tifosi scellerati diventa un premeditato agguato, con tanto di
ombrelli,coltelli e quant'altro, dei tifosi laziali contro quelli juventini, che quindi
possono essere caricati dell'accusa di "porto d'oggetti atti a offendere «ed eventualmente
lesioni, ma questo lo devo ancora verificare»(citazione testuale del Proc. Di Cicco
dall'articolo riportato a questo link che consiglio caldamente di leggere
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=13087&sez=HOME_SCIENZA ).
Nulla conta che la reale pochezza dello scontro sia stata in primis rivelata da chi nell'autogrill ci lavora, e che ha detto di non aver sentito NULLA, ed anzi il giorno dei funerali di S. si viene a sapere che è stata "individuata" la Mercedes della compagine juventina(ma non c'erano le riprese delle telecamere esterne dell'autogrill? come mai 3 giorni per esaminarle?) , ed ecco che
spunta uno degli occupanti che va a deporre spontaneamente presso la procura di Arezzo,
tanto "spontaneamente" che Lorenzo Contucci, legale di uno dei quattro occupanti dell'auto
in cui è morto Sandri, approposito di un ulteriore altro nuovo testimone juventino ha
dichiarato il 17 nov."''Sono stati bravi a recuperare fantasmi. Vorrei sapere come lo hanno
trovato''ed inoltre "''Il contatto fisico non c'e' stato ,ci sono state un paio di
ombrellate sull'autovettura". "Fra poco troveranno tanti altri testimoni. Le novita' noi
avvocati le apprendiamo dalla stampa. Non mi risulta che il mio assistito sia indagato per
reati diversi dalle tentate lesioni aggravate e nego che potesse avere con se' i coltelli.
Noi attendiamo comunicazioni ufficiali, ma questo e' un processo mediatico''
(http://www.agi.it/firenze/notizie/200711171647-cro-r012394-art.html ).
Il sospetto che da parte degli inquirenti si penda verso una "mediatizzazione" della
vicenda, con l'intento di costruire dei facili "orchi" è sugerito dalla rivelazione, ben
amplificata dal servizio di Sandro Ruotolo per "annozero", che nelle tasche d G.S. sarebbero
stati ritorvati due sassi. Tentativo talmente goffo che ha costretto addirittura Antonio
Manganelli, capo della polizia, a dichiarare che [ Il fatto che Gabriele Sandri avesse o
meno in tasca una pietra ] «non cambia assolutamente le colpe della polizia», ed inoltre
«Quello della pietra, in questo momento mi sembra davvero l’ultimo dei problemi: la morte di
Gabriele Sandri è il frutto di un errore che è stato commesso da un poliziotto e di questo
errore noi ci assumiamo la responsabilità»
(http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200711articoli/27684girata.asp ).
Non ultimo fa riflettere il tentativo delle varie istituzioni, Statali e calcistiche, di
imporre una lettura dei fatti rigorosamente disgiunta daile vicende calcistiche, ripetendo
ossessivamente che quello che era successo al Sandri aveva a che vedere con tutto meno che
col calcio.
Una tesi che si commenta da sola.
In conclusione le Istituzioni da questa vicenda escono con le ossa frantumate, dando
l'impressione di una generale debolezza strutturale allarmante alla quale rispondono con un
inutile inasprimento di quasi tutte le pene in relazione a reati specialmente in campo
penale, cancellando il principio di commisurazione pena-reato e destituendo quindi tali
"punizioni" di ogni senso di giustizia, considerato che le forze in campo per attuare tali
sanzioni sono sempre le stesse, ovvero poche, e quindi per forza di cose ne consegue un
clima sociale da roulette russa, in cui nessuno viene mai "beccato" ma quando succede paga
anche per tutti gli altri con sanzioni "esemplari".
Persa la certezza del diritto, siamo di fronte ad una belva-Stato ferita e messa all'angolo,
che reagisce solo con unghiate mortali tirate a casaccio.Il problema è soltanto schivarle, a quanto pare.

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