14/05/2011


...Ed io invece continuo ad essere bruciato dal Blues.
-“Ma le valvole sono tutte uguali”...però ti do queste.
E chissà come mai.

...e quando il suono sfonda il muro dell’indifferenza ecco di nuovo il limite del tuo talento..assieme  alla paura. Spalle al muro.
Hai cercato l’onda? Eccoti servito.
REMA
No. Non mi sono spiegato bene
REMAAAAAA!!!
Dai tutto.Tutto.Tutto.Tutto. Finchè non sembri un onomatopea. Tutto. Totto.
Hai fatto abbastanza. Hai fatto quello che volevi? VERAMENTE?
Dai tutto.
 Sempre.
...e sentire i suoni in testa.
Non finiscono mai.
A volte scoppiano come cani rabbiosi. Oltre la misura di una sensazione, di un emozione. Perchè non si attenua nulla. Ma proprio nulla. Col tempo non cambia esattamente  un cazzo.
E  “I am the Blues” di Willie Dixon è la summa dell’eleganza, e “Hellound on my trail”

……………………………………..beh mi spaventa. Spaventa. Come la prima volta che ho capito di cosa parlava. E come.
...la comunione che c’è tra una delusione ed un blues è qualcosa che non auguro mai a nessuno. Mi ritrovai fuori dalla piscina comunale...ma non ero nemmeno tanto incazzato, o deluso. Non so perchè ma avevo “blues leave me alone da “From the Cradle” di Eric Clapton. Un esplosione. Non pulita. Sporca, rovinosa. Catene che ti lacerano dentro.
Faceva male. Peggio che se non l’avessi ascoltata. Come due dita nella presa. Per rendermi conto di quel che voglio dire ora, mi sono messo a ricercare lo stesso pezzo...ne ho trovato solo i primi minuti. Non posso dire che l’effetto si equivalga, perchè non c’è la sorpresa. 
Ci sono gli occhi rovesciati ed i denti che digrignano, le lacrime e tutto il resto. E non è neppure un gran chè, a dire il vero.Poi risali all’originale di Jimmy Rogers. E sono di nuovo botte. Come al solito. Non si scappa.
Ad ascoltare blues ci si fa solo del male.
Picchia picchia e non smette mai. Ma proprio mai.
Quel giorno picchiava più di altri. Mi freddò in macchina. A differenza dei neri noi bianchi, eccetto poche mirabili eccezioni, lo suoniamo senza eleganza, solo di muscoli. Ma tanto bastò.Era una cosa alla Johnny Winter : in pratica schiaffi e calci pugni morsi e sputi.
I bianchi col blues ci vanno fuori di testa.
Sono anni e non ci ho ancora capito un cazzo. E ogni tanto mi ritrovo in mutande. Stamani ho fatto l’errore di portarmi dietro il doppio CD “hooker’n’heat”. Ascoltare una cosa del genere vuol dire rischiare costantemente un incidente, se stai guidando. Ovviamente mi sono piantato su “Boogie Chilen n2”, l’ultimo pezzo. Questa volta in mezzo al sole ho come avuto la sensazione che le onde di plasma cadessero dall’alto, quasi che si curvasse il cielo. Ovviamente il cuore in gola...e uscire troncando l’ascolto..che tanto non è finito mai nulla e si rimanda alla prossima, facendo finta di non essere attoniti e con gli occhi lucidi, facendo finta di mischiarsi agli altri, di non essere scossi, di non sentirsi disarmati.
Il Blues è peccato. E la musica del Signore, ma si fa peccato ad ascoltarla, perchè ti rende diverso.
Ti stravolge dentro.

Massi


MASSI
Non avresti mai creduto possibile che un paio di mani così potessero suonare. Una corporatura robusta giustificava un paio di grandi appendici innervate, sgraziate per come sembravano intagliate nel legno, martoriate dall'ansia di chi si mangia le unghie. Rami duri, tegghi...ma non troppo. Le nocche nodose rubavano lo sguardo a un dorso gentile, una pelle che si intuiva morbida, confortevole. Tuttavia a guardarle si sarebbe sorriso di scherno sentendosi dire che Massi suonava la chitarra. L'idea che un portuale, uno che con le membra fa tutto meno che ricamare scale, potesse far vibrare delle corde, sembrava un’eresia. La nuova Strato di Massi non vibrava, infatti. Cantava proprio.
La prima volta che lo conobbi fu l'ennesimo ubriaco perso che si infilava nel Mocambo. Non ho mai più visto nessuno irrompere in una jam session con chitarra, whiskey ( bottiglia intera ) e amplificatore. E canottiera.
Di Gennaio.
Si comportò da buzzurro alcolizzato fuori di testa e di controllo. A tanti fece un impressione orribile; io pensai "spero di non finire così". In seguito capii perchè non ci sarei mai potuto finire.
Aveva una chitarra blu cobalto, lavorata da un unico asse di legno, piena di adesivi e rattoppi, sgraffi e tagli, che in quel caso urlò rozzamente e mise a disagio e/o in imbarazzo ogni buco di culo presente. Massimiliano è sempre stato sincero solo tramite la sua musica, almeno per quanto ne sappia io. E la sua musica parlava di un disadattato che si sentiva un miserabile, quando era abbastanza in se da potersi sentire qualcosa. A dispetto di quella sera penosa i suoi amici che non vedeva da anni furono pazienti, comprensivi. Non viene buttato fuori dal Mocambo e Marco inizia a sgocciolare sul filo del sussurro la storia di questo suo bizzarro, caro amico, come se bastasse a giustificarlo. E bastava.
Sentirsi messo all'angolo, all'indice anche, sentirsi fuori luogo e colpevole della sola colpa di esistere è una sensazione che in molti Diovolendo non proveranno mai. Sminuzzarla nelle singole "negatività" che la compongono e provarne almeno una è una esperienza già più probabile. A chi piace? Come se ne esce?...con la "ratio", pensando che quel momento "no" tale è: appunto, un momento. Domani, tra un minuto, finirà.

Altrimenti basta, ancora più banalmente soppesare cosa uno ha di "bello" ora, nello stesso momento in cui ci attanaglia quel qualcosa di "brutto". O cosa abbiamo avuto di bello, o le magnifiche sorti e progressive che ci aspettano. E armarci di pazienza...forse anche rassegnazione. Sul lato "bianco" della bilancia Massi poteva mettere sua nonna. La madre di sua madre lo aveva cresciuto, gli aveva voluto bene. L'unica di cui poteva dirsene certo. Al secondo posto poteva mettere il fiore all'occhiello di un album coi suoi "Barrios". Festeggiato prontamente con una puttana. Niente terzo gradino del podio.
Massi stava male. Era appena tornato dal Messico dopo un soggiorno da incubo, carcere incluso. Lui diceva di aver gestito un villaggio vacanze con una tipa americana. E di aver intrattenuto i clienti dei loro bungalows esibendosi in amplessi con questa lady, previo pagamento. In un altra occasione avrebbe aggiunto alle amenità del suo periodo messicano una bella dipendenza da crack; confessione non richiesta, messa li per darsi un tono, alla maniera di un misero sbandato. Amici che lo avevano incocciato per caso laggiù poi raccontano di cani da combattimento e di una cantina sudicia e promiscua in cui Massimiliano li e si doppava con steroidi e chissà cos'altro: uno schizzo al cane, uno al bastardo.
In quei giorni partecipare ad una jam era un terno al Lotto: capiterà Massi o no? Dalla risposta dipendeva se avresti fatto una figura di merda mista ad altre miserevoli scene o meno. A quella del Corvette si era infilato dritto sotto i riflettori bandana calata quasi sugli occhi, la mannaia blu in mano in cerca di un ampli. Vedere Me e Claudio sul palco per fare i nostri miseri due pezzi bastava come autorizzazione, ne noi ci aspettavamo che ci chiedesse nessuna forma di permesso. E per fortuna aveva suonato decentemente. Un altra volta Marco, lo zigomo gonfio, raccontava di come Massi si era presentato alla Banjia completamente ubriaco, vomitandosi addosso, e lo aveva colpito. Nelle sue parole nessuna rabbia, ma delusione. Nemmeno più la scusa del palco aveva per stravolgersi, alcool o droghe che fossero. Forse non l'aveva mai avuta. Poco dopo era ripartito, con grande sollievo di molti, questa volta per l'Inghilterra, con una sua ex, che tanto ex poi non doveva essere. Prima però aveva tenuto una serata al Black Russian. Non male. Era tranquillo quel pomeriggio, almeno tranquillo quanto basta. Se c'è qualcosa che non mente nel radiografare uno spirito questa è la musica che produce.
Da quella sera lo vidi in un’altra luce. La sua musica mi aveva instillato il dubbio. Ero sicuro che fosse un tossico e basta?
Marco passò a me e a Claudio l'album, il famigerato album dei Barrios.
Bello. Mi piacque. Magari non con tutti i suoni a posto ( seppi poi che di questo Massimiliano se ne lamentava ) ma... musica piena, ricca.
l'idillio inglese finì, ed il nostro tornò tra noi. Lo rividi ad una serata dei Vortex Class di Marco al Flannery's. "Ma davvero Claudio?!?" "si Andrea..." "No dai...davvero durante il sound check è arrivato e si è calato i pantaloni??". Il tempo di adocchiare un’amica della Marianna e Tac! Le cronache dicono che fosse venuta per "valutare" Arturo, il bassista. Massimiliano era così, la sua immagine di duro-finto/duro-piacente/musicista-con-problemi attirava le donne come il miele gli orsi. Orsi Femmina. Purtroppo quelle che vidi personalmente buttarsi su Massi erano della categoria "disperate". O pazze, o troie, o...o...o. O forse sbaglio nel trarre giudizi da pochi sguardi e ancor meno parole. Per quanto possa saperne io che con lui ho avuto un rapporto breve e del tutto musicale (anche per codardia o ipocrisia, lo ammetto), da ogni storia che finiva ne usciva peggio, più esaurito e rotto di prima. E così via, senza posa, in un circolo disgraziato. Già. Per Massi le donne sembravano essere una disgrazia, soprattutto foriere di essa, a partire dalla prima. La madre di Massimiliano era tossicodipendente. Non lo aveva praticamente mai cagato, forse neppure ne era in grado. Battona, tossica e, credo, spacciatrice. E il padre? Boh?!
Lui racconta che sua nonna, ovvero la madre di lei, la vera mamma per Massi, li aveva beccati a scopare insieme. Madre e figlio. Lo aveva raccontato di sfuggita, quasi facendo finta di nulla, dopo una performance delle sue alla jam del Birdline. A guisa di finale di un lunghissimo blues "parlato" da incubo, io all'armonica che facevo finta di non esistere, concluse annunciando -"Mi ma' è morta. Finalmente"-. Finalmente . Quel giorno? Prima ancora? Chi lo sa per certo. Misi da parte lo sbigottimento in me per scusarmi con praticamente tutti i presenti che mi offrivano almeno uno sguardo, appena sceso da quel palco. Erano, eravamo tutti in un disagio folle. Al batterista della house band, "Cappello", era successa da poco la stessa cosa. Aveva gli occhi lucidi, attonito. Inutile tentare di spiegargli alcunchè. Guidai al ritorno con l'ennesima sbandata che gli teneva il cazzo in mano sui sedili posteriori.
Altre volte - se prima o dopo l'episodio del Birdline non lo ricordo più, e forse nemmeno importa - il Nostro veniva al Calabro per sentire me Marco e Claudio e poi jammare. Apprezzava il mio modo di soffiare in quelle armoniche del cavolo ed io mi chiedevo quanto dell'alcool c'era in quei complimenti. Mi aveva coinvolto in una registrazione. Un demo per un talent scout, tutto pagato. Al telefono mille parole per mettermi a mio agio e caricarmi.
Entro in sala da Pietro
-"salve": Anacleto Orlandi.
Se già avevo timori per il materiale di Massi -non facile per un armonicista, specialmente un "rookie": strutture libere, progressioni non standard, cambi delle armonie secondo il vezzo e l'umore, improvvisazione continua-, ora avevo proprio il culo a spillo. Era la prima volta che suonavo con un professionista. Com'è che Anacleto, un professionista  appunto, veniva a registrare senza tanti problemi, un demaccio, anzi, la sinopia di un demo?? Mi si aprirono definitivamente gli occhi. Anacleto, un musicista vero, aveva rispetto della musica di Massimiliano, era li perchè in essa ci credeva. Iniziai a crederci anche io. Per me il rispetto verso la musica di qualcuno diventa rispetto automatico anche per la persona stessa: il talento è dimostrazione di valore indiscutibile, assoluta, una stella polare verso la quale ho sempre provato un irresistibile attrazione. Che l’individuo in questione sia o no probo non mi interessa; la vita è troppo breve per non provare l’ebrezza di volare, e chi ha un talento possiede ali e motore.
Almeno finchè i casini privati non invadono tutto e ti mandano in malora. Se Muddy ha 13 figli una moglie e 4 amanti giudicherà il Signore; a me basta che continui a suonare. Finchè i bit in decompressione sussurrano alle cuffie "she's 19th years old, she got WAyyyss just like a baby chiiiild" io mi bagno, quindi va tutto bene.
Ascoltai meglio l'album dei Barrios. "sei fatto, sei fatto! cotto, da mette' a letto!" "suor Germanaa -è un falso un falso!-suor Germanaa -è un falsoooo!". Troppo forte. Una delle poche volte in Italia in cui le idee in un album sono migliori della loro realizzazione. Sembra una riflessione banale e sottilmente offensiva: probabilmente lo è, non posso nascondere la mia gobba astiosa dietro una foglia di prosa, ma, MA chi è abituato ad essere intronato nelle palestre, nei supermercati, nei bar, nei pubs più variegati, tra poco anche in fila alle poste dalla musica dei mirabili artisti italiani contemporanei, sa di che parlo.
Un temerario barista che si azzardi a mettere "minuetto", Mia Martini, persino Vianello e la sua "Abbronzatissima" storpiata con ingegno da quelli della Vodafone, da l'effetto di una tragica ventata d'aria fresca, rispetto alla merda che gira ormai da anni per radio.
Provate a sollevare un bilancere con Ligabue (ma Madonna ed i suoi epigoni d'oltreconfine sortiscono quasi lo stesso effetto): 20kg x parte+400 kg di coglioni. Elevati alla n.
In quell'album c'erano, e continueranno ad esserci, tormentoni già pronti per l'etere, efficaci e divertenti. Dietro quei versi che farebbero la felicità di un DJ controcorrente, c'era anche un inestinguibile orrore. La pena di vivere una vita agra fatta di calci in culo e lavoro duro, deformante nello spirito e nel fisico, che ti consuma...e nemmeno a poco a poco. Il Giorno in cantiere a sfinire il corpo e prostrare l'anima, la sera a stordirsi. Alcool alcool alcool in tutte le salse e gradazioni, senza senso e senza esclusione di combinazioni: come viene viene, basta che viene. Poi altro; cocaina, eroina, crack, Roipnol e chi più ne ha faccia un prezzo.
Col tempo si fa il callo a vedere tutti quei ragazzi che di tanto in tanto vengono giù come con la piena per le strade a vendere sciocchezze autoprodotte nei centri di recupero. Ti fermano con un misto di aggressività e miseria: "che cazzo ci faccio qui? Sono sprecato qui costretto a..." gli si può leggere in fronte; un "NO" maiuscolo e ti becchi pure gli insulti. Vogliono rispetto: e se lo meriterebbero, se solo la disperazione in quella pretesa non mettesse a disagio come chi dimostra di non aver ancora capito bene perchè è finito con delle sfera da quattro soldi in mezzo ad una strada. O forse lo sa meglio di chiunque altro, e perciò gli girano. Sotto casa mia uno di questi ragazzi mi fermò con un banale pretesto. Lo guardai negli occhi di sottecchio (non riesco quasi mai guardare negli occhi in queste occasioni) -l'umiltà come la luna sul mare nero di notte.
Ridevano i suoi, lui pure; era allegro, felice di tornare a casa. Mi ritrovai con una penna (esaurita) in mano e 5mila lire in meno. La pietà è un panno caldo capace di far danni proprio dove fa male, proprio dove non serve. Dignità, rispetto...solidarità, compassione, amore, amicizia, comprensione...
Con Massi era tutto molto più semplice: la pietà non arrivava nemmeno alla soglia. Non c'era bisogno che ti facesse fare una figura di merda o altro; anche a mente fredda la rabbia si affacciava pensando a come si buttava via: se stesso ed il suo talento.
L'amaro procurato dalla consapevolezza, nel vederlo la mattina al lavoro dopo una notte brava, lucido e presente, che lui non voleva essere recuperato, o meglio, non ne aveva bisogno, era simile ad un sottile dolore intercostale. La sua tempra gli consentiva, almeno fino agli ultimi tempi, di trovare facilmente un lavoro e mantenerlo. Massimiliano voleva solo che lo si lasciasse finire la sua caduta libera. Ed anzi, chiudeva pure le braccia, per acquisire ulteriore velocità. Nel rivederlo sereno poco tempo dopo, dunque, mi stupii.
Col Blues si stava "riabilitando". Il Blues lo stava guarendo -così mi pareva, almeno. Mi racconta che non lo aveva capito, il Blues, finchè in cella alcuni messicani non lo avevano introdotto al mondo di 1a-4a\1a-5a, quello di Howlin' Wolf. Il Blues, la musica del diavolo, lo stava curando. Questo è quello che pensavo. Era riapparso con una gran voglia di registrare le sue cose, una stratocaster nuova, la chiarezza nelle idee sui suoni di chi vedeva con una nuova lucidità. Credevo che il Blues gli stesse iniettando nuova linfa. Camminare sul sentiero fangoso dove un giorno Robert Johnson si inginocchiò sfinito pregando il Signore, le terga al Diavolo e gli occhi a Dio, lo avrebbe rigenerato, mi dicevo. Non era vero. A posteriori seppi di nuove bravate nel pisano in una jam di amici, Marco che tornava a confessare fresche confidenze di Massi sul "menage" con Lucia, la sua ultima ragazza, il suo ultimo rottame. Ormai aveva mollato. Posto che avesse mai messo l'ancora da qualche parte. Il mare di chi ha subito una ferita nell'età dell'innocenza è peggiore di uno Stige in fiamme. E' una ferita che non si riemargina mai, ed il dolore sanguina senza posa, quando più quando meno, per tutta la vita. Il dubbio di essere sempre e soltanto usato, come una luna molesta foriera di maree violente, porta con se il timore di un’altro abbandono. Così finisci per non fidarti e non legarti più a nessuno, finisci ad aspettarti immancabilmente il peggio...ed anzi a provocarlo, se il tuo modo di esistere da se non bastasse, tanto per potersi dire "...ecco, hai visto che avevo ragione io?!? Che ti dicevo??".
Il Se odierno, l'adulto quarantenne, ed il Se andato, il fantasma di un bambino dall’infanzia disgraziata; un bambino abbandonato. Il bicchiere d'acqua in cui tutti vedevano affondare Massimiliano era sempre in tempesta. Era li, un misero bicchierino da liquore, a un passo. Ma quel passo Massi lo riservava solo a chi aveva il dono di rafforzare la sua tempesta personale, sommando inferno ad inferno.
Lucia era una perfetta "Bonnie". Libera quanto basta per avere un lavoro e mantenersi, matura tanto da non perderlo e anzi per sceglierne uno impegnativo come responsabile di un agenzia immobiliare, con le palle tanto da poter crescere un figlio. E vivere una seconda vita da tossicomane. I due a confidenza di Massi avevano i loro spacciatori sia a Firenze che a Viareggio: contatti fissi, droga certa, felicità assicurata. Ormeggi rotti ed acqua nella stiva.

Quel venerdì era stata bella musica in riva al Massaciuccoli. Un’altra idea di demo da registrare. Ottime prove, Massi attentissimo ai suoni, Roberto alla batteria eccellente, Enrico tondo tondo al basso, io ai graffi. E il Nostro sopra tutti , come un tuono. Un tuono voluto però, non disperato e impaurito -una folgore metallica omogenea, congruente, cercata. Mi divertii molto, come da tempo non mi succedeva. Ci saremmo rivisti al solito posto, in una sera infrasettimanale: ancora più divertente. Quando lanci un funk semplice, libera improvvisazione, e vai avanti 15 minuti senza stancarti, la batteria a comandare frasi e dinamiche beh... Hai trovato la "combo" giusta. Era l'ultima volta che vedevo Massimiliano. Mi colpì il suo volto mentre suonava. Sorrideva sornione come chi è sull'onda che porta fino a Saturno in prima classe: gli occhi socchiusi i muscoli del volto rilassati e un accenno di soddisfazione sulla bocca. Sorrideva! Non l'avevo mai visto sulla cresta della sua musica: sempre a remare sui frangenti o a finirci sotto. Questa volta era sopra invece, pieno controllo....ed anche eleganza: l'eleganza melmosa del blues, un vestito su misura ma non dal sarto più in, un auto usata ma di valore, la madia della nonna stile arte povera, mogano o abete, di 100 anni fa, passata di casa in casa attraverso le generazioni ed il tempo, il copriripiano di tela gommata. Ed il centrino. Suonare per se stessi, i piedi piantati a terra che ne raccolgono la forza e nessun fantasma interiore da far sfogare. Finalmente godersi un groove, nient'altro.

Pare che Lucia lo abbia sentito rantolare nel buio del letto in pieno infarto. Chissà che sguardo ha fatto. Forse stupito. Chissà se stava capendo che era la fine. L'espressione preparatagli per la camera mortuaria da mani sapienti suggerisce una quieta approvazione. Per le dinamiche del rigor mortis la bocca del cadavere a volte tende a stare socchiusa. Per ovviare a ciò ed evitare l'imbarazzo di un volto scomposto, il necroforo usa un collante che mette sulle labbra. Massimiliano non pareva averlo. Dio, la stessa espressione di quell'ultima sera. No, guarda meglio Andrea: zampe di gallina alle palpebre; quell'ombra di contrazione muscolare disegnata nelle pieghe minuscole della pelle, freddata per sempre nell'ultimo respiro, trattiene ancora la lotta contro il dolore, quella di chi vuole sopravvivere.

Bottom line. In camera ardente andava tutto il materiale registrato da Massimiliano, demo compresi. Ho potuto ascoltare il penultimo. Le solite cose, ma con suoni e strumenti in un amalgama eccezionale. Fango della Luisiana e Rena della Darsena. L'ultima onda era la migliore.

Slaves to Beauty (2010 overview)

Mi ricordo che nel 2009 partorii questa riflessione appena finito l'anno. Ora siamo già a Marzo ma sino ad ora non avevo messo mano alle idee, sino a che non è accaduta una cosa speciale; quella che si può intendere come la chiusura di un cerchio.
...beh, una serata Live si può intendere in mille maniere, e vedere con mille occhi. Il bicchiere mezzo vuoto racconta di un teatro, anzi un teatrino. Di quelli in cui vai a vedere i pupi...Pantalone, Brighella, Capitan Fracassa, e ti fai spazio tra le spalle di quelli davanti, e stai sulle ginocchia anche se è sporco per terra. Ed hai 10 anni.
Allora come ora, il punto è sempre il solito. Non ricordo ore di televisione, ore di sonno, anni di studi, anni di lavoro. 30 minuti di pupazzi si, però. A distanza di almeno tre stagioni della mia vita, a ritroso. 
Può piovere, il compenso può essere risibile e l'organizzazione tra necessità e virtù. Però. Però Il punto che genera senso è al termine della domanda "quando è che succede qualcosa?"" , versione gentile di "quanto vali?".
Non sono uno di quelli che crede nel momento "assoluto", se non negli sport: in una partita di pallone vince chi segna un gol in più. Punto. Ed infatti il calcio è un gioco. Ciò nonostante credo che la domanda sopra debba per forza avere un effetto. Nel 2010 ho fatto 110 serate, di cui solo col B&M Trio circa 80; non credevo di riuscire a superare l'ammontare del 2009, ed invece...abbiamo rischiato, ci siamo scrollati di dosso orpelli del passato oramai ingombranti, abbiamo puntato su noi stessi. Tanta paura e tanto entusiasmo. Voglia di fare qualcosa che potessimo chiamare nostra. Quantomeno guardarsi sapendo di aver almeno intrapreso una strada personale, senza aiuti e senza scuse.
La verità è che la vita è una sola, ed avere già provato il gusto di avere anche solo un rimpianto ti fa capire che...è bene collezionarne il minor numero possibile. Inoltre, capisci per bene il concetto dietro al verbo accontentarsi. Passiamo tanto di quel tempo a rincorrere obiettivi socialmente plausibili, a rincorrere soldi e piaceri, a riempirci di aggeggi, orpelli che ci appensantiscono dentro più che fuori. Passiamo concerti su concerti a suonare meccanicamente, che quando arriva il momento di...
Già, ma chi ce lo dice quando è arrivato il momento?
Beh, sabato12 Febbraio ho avuto diretta esperienza di chi il momento non lo aspetta ma lo provoca. Forse non sarà sempre possibile affrontare il palco come un ring, però certi musicisti qualche diretto lo sparano comunque...fosse mai. Magari solo qualche jab, magari la dottrina della "music for fun" o semplicemente la stanchezza ha spesso il sopravvento sulle aspettative.
Spesso, non sempre.
E se non siamo noi che facciamo qualcosa di insolito come apparecchiare una  performance live, chi dovrà cercare di svegliarci dall'apatia?
Quando è che succede qualcosa da ricordare, che ci arricchisce?
Nel tempo credo di aver afferrato un concetto che è assieme crudo e dolce. Il performer ha mille maniere di svolgere il suo lavoro, ma perchè quest'ultimo diventi un compito, e la routine diventi magìa, un momento unico, qualcosa da ricordare, che ci rimane, bisogna essere capaci di fare il vuoto attorno a se, fermare il tempo e plasmare le forme. creare onde, stimolare, controllare e stimolare ancora. 
Benchè i tempi moderni abbiano strappato la musica al regno magico del ricordo (della fiaba?) rendendola registrabile, rimane nella performance live l'esigenza, l'obbligo di tendere verso ciò che è bello per portarne giù quanti più brandelli possibile.


...e detto ciò, il  2011 si apre con incognite ancora più grosse del 2010, con un sito che sarà, nelle nostre intenzioni, un porto quiete, dove lasciar sedimentare riflessioni ed esperienze, sperando di un giorno di poterci guardare indietro e chiamare tutto questo ricerca.

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PRAE SCRIPTUM:
non conosco i fatti nei loro minimi particolari...ma "pasolinianamente" so vedere connessioni tra eventi simili e collegare fatti magari apparentemente distanti. A ciò unisco la mia innata disposizione a rompere i coglioni

RIASSUNTO:
live al Caimano...bella serata..gran suono...i ragazzi pompano e mi sostengono: suonare stasera è facile
BACKWARD: telefono al fonico del locale X dove sono a suonare domenica, e gli chiedo se posso limare mezz'ora di sound check per fare delle prove "on stage"- due piccioni con una fava.
"ah..ancora non lo sai?"
"...cosa?"
"non te lo ha detto nessuno?" .Brivido lungo la schiena.
"ehm...siiiii?"
"il locale è stato chiuso"
"CHIUSO?!?!??!?"
"la direzione ha deciso di chiuderlo preventivamente onde evitare che..."...e segue la

SPIEGAZIONE
ultimamente a Viareggio accade un fatto alquanto singolare. A quanto pare aprire un locale è facile e molto veloce.Vederselo chiuso o limitato quasi a rasentare la castrazione pure. Che la mano sinistra non sappia della destra, verrebbe da dire. E dei modi in cui la testa le guida entrambe.Ma, andando con ordine, forniamo un paio di esempi, depurati da nomi che potrebbero portare dritto ad una diffamazione.
ESEMPIO 1
piccolo locale X situato in zona cantieristica cambia gestione. Suddetta nuova gestione ritiene proficuo, per buona creanza, lasciare il proprio numero di cellulare ai vicini: per qualunque evenienza, chiamassero. Ed infatti qualche tempo dopo, una chiamata arriva. Ma da un certo ufficio di un certo assessorato del Comune.Come c'è arrivato quel numero nelle mani dei nostri solerti, una volta tanto, amministratori? Mistero."L'assessore Y vorrebbe parlare con lei. Acconsente?"...si. Acconsente. Il risultato meriterebbe una riflessione a parte. Perla dell'incontro, il monito dell'assessore
Y "guardi che lei deve sorvegliare la sicurezza anche delle adiacenze al suo locale". Giusto. "fino a tre ore dopo la chiusura dello stesso". ????????? @_@
Passa un mese e...TA DAAAAN! multa per eccesso di decibel. "ma come è possibile che con due chitarre acustiche ed un armonica si sia sforato..." - "guarda che le rilevazioni sono di 2 mesi fa...forse quella sera in cui..." - " ah si...peccato però. Guardi per curiosità un pò quando sono stati rilevati i picchi contestati?" - "...la domenica..." - "aspetta ma...la domenica SIETE CHIUSI!!". A quanto pare, per adiacenze del locale, si intendono compresi pure i cantieri navali.
ESEMPIO 2
locale di nuova gestione sempre in darsena. Serata di fine estate programmata. Telefonata di "sicurezza". "no no non facciamo niente..anzi..abbiamo già smontato il palco. devono venire a farci dei controlli. Scusateci". Oddio...chissà che è successo. Qualche mese dopo, in una tabaccheria, incoccio nel gestore " eh ...si...sai che è successo? L'ente parco ci ha messo sotto inchiesta perchè la staccionata (circa 20mt ) che delimita il nostro locale impedisce alle volpi l'accesso al mare". Durante le vacanze natalizie voglio piantarmi di fronte ad una delle tante palizzate di fortuna che proteggono gli stabilimenti balneari in inverno. Vestito da volpe. Mi metterò anche a frignare.:"non posso andare sulla spiaggiaaaa!Ueeee!"; vediamo se qualcuno perora i mie sacrosanti diritti, o gentilmente mi dice "oh cretino, il Carnevale è tra due mesi. Vuoi andare sul mare? e passa dal bagno accanto, che è aperto!". Maleducati.
ESEMPIO 3
locale di nuovissima gestione, posto fuori mano. Mai abbastanza, purtroppo. Chiusura concessa come ad ogni locale sul Viale Europa, alle 2 di notte. Poi decurtata fino alle 00.30 ...che per prudenza e gesto di "buon vicinato" diventa mezzanotte. Giusto oggi il gestore X va in comune per presentare un progetto di coibentazione acustica del locale, in modo da togliersi da ogni impiccio. Fosse mai. In tale frangente il gestore X scopre l'interpretazione dell'amministrazione comunale riguardo alla mezzanotte: "Non le è arrivata la comunicazione tramite lettera? Guardi che lei ha l'ingiunzione di avere il locale CHIUSO per mezzanotte. Pena, i sigilli e la perdita delle licenze". Segue rapida riconfigurazione 
A-non posso fare più musica con dei big...devo affidarmi a band locali, e solo a quelle di sicuro affidamento..cioè che quando dico che è l'ora..smontano come fulmini
 B- si ma..musica fino alle 23.30?? Faccio un aperitivo in musica????
C- già, mi salta l'ultimo dell'anno....avevo 30 tavoli prenotati PORC@#!! 
D- già...non posso fare nemmeno quel compleanno...perchè...ne quell'altro... 
E- Evvaffammocc'. 
Locale chiuso. 
Ah...tanto per: vicina solerte nel denunciare l'inquinamento sonoro prodotto dal succrocifisso locale X. Giustissimo. La vicina sta a 300mt...calcolati per difetto, dal locale stesso. E allora? Perchè il suono non si può propagare? Giuuuustissimo. Colpa del destino cinico e baro, in questo caso la rilevazione fonometrica è stata difficoltosa perchè ostacolata. Dall'autostrada che corre a un cinque metri dalla casa.

CONCLUSIONE
Voglio in questa sede dare colpe? Naahh...banale...non ci sono pecore nere. Sono TUTTE nere, in effetti. Bel colore, ma solo per la sera, e se abbinato a qualche accessorio di lusso. Il più ambito da un amministratore? Una Visione.  Non parlo della lingua di Megan - una sciarpa muscolosa/aggressiva/con piercing, nascosta dietro un sorriso gentile (piccolo "clue"..tra qualche giorno verrà svelato...), e neppure di Padre Milingo come pontefice. 
Visione = avere un idea di dove portare una città nei 5 anni di legislatura. Su questo banale "assist" per le scurrili repliche, mi concedo un ultima istanza. Seria.Piccolo monito: attenzione, perchè andare a disincentivare ed in conseguenza eliminare la proliferazione ed in corollario l'esistenza di locali di socializzazione, con contorno di azzeramento di possibili eventi "mondani" "culturali"  spontanei, accentra tutte le istanze "ribellistiche" "divertimentistiche" ecc. su un evento solo, quello "principe": il Carnevale. Occhio, perchè gestire una manifestazione di quella portata con queste premesse, può essere fonte di grossi guai.

P.S.
a differenza di quel che crede questa illuminata amministrazione, c'è chi non vive in funzione del Burlamacco, e che non finge di andare in un locale per comprare stupefacenti. C'è semplicemente chi ama vivere e basta, e che amerebbe fare cose altrimenti banali come guardare un film, andare a teatro, guardare una mostra o, ahimè, godersi della musica live.O peggio ancora, farla.

RISPETTO (lyric A.Maffei Music...variation from Guns n rose's "Bad Apples")


Grasso e nudo
mouse e Kleenex
re del web, il tuo sesso
regalalo ad un pugno
hai
denti lunghi 
ringhio pronto
morso stretto
ma ti vendi al primo osso 
proprio come un disperato e
c'hai la mammina!
e quei bei sogni da teeneger 
il piatto piano sempre pronto 
il tuo culone ben parato
e poi la sera guarda quella 
18 anni
gia so che cerca
Dio che schifo, ma se la trova
una 20, ci sto anch'io!

...e tu, che cazzo vuoi?!?
alcol a litri 
cazzate in testa
confusione e faccia tosta
vai..scodinzola il tuo pelo
e riempiti d'impegni
a tutti gli altri dai i tuoi disagi
e la fregna "ar trivella"!
(RIT.)
...e quando vola la merda,
svelto ad abassarti:
perdersi è un vento

ma quanto speri di valere, qui siamo in 6 miliardi:
inizia a sgomitare

Quel che non capirò mai è come fai a star meglio
con quella merda nel sangue

Se posso dire la mia, rispettati di più:
UN ASSISTENTE SOCIALE NON SI FA D'EROINA!!

avanti, guardami negli occhi,
spara, dimmi cosa vedi 
se c'è traccia di un uomo
allora mettiti gli occhiali
il rispetto costa caro, ed io non sono qui per comprare
vuoi renderti utile a qualcosa?!?: in ginocchio ed inizia a succhiare
...perchè Viareggio è come l'Italia
una troia un pò distratta 
che candeggia tutto bianco
che più bianco non si può!

(RIT.)

'e a murì, Carmè


Di ritorno in auto.Verso Nord.Piove, è buio. metto un disco collection rubato al Felpato. Non per caso mi pianto sulla canzone n°17.Mi sovviene il sogno di sabato notte. Ma porco cane. Maledetto porto. Un goccio e ti pugnala subito alle spalle. Maledetti idilli onirici con La Nemica....poi, possibile che accendo un Tg lato Mediaset e Tac! "Stronza!ti piace eh?!?", è la prima frase compiuta che mi si coagula...a seguire le pupille nella scollatura. Una ex velina o giù di li, la riconosco. "ora le giornaliste le pescano tra le ex zoccole?" mi chiedo. Probabilmente "ex" l'ho aggiunto adesso. Ho una sorta di contenuto eccitamento, un arrapamento indignato e brontolone. Pronta la mano destra afferra il telecomando e preme 3.Telegiornale, anche li. Maria Cuffaro. Una bionda mora alta magra grassa bassa occhi azzurri-blu scuri marroni labbra carnose ma non troppo truccata struccata monoseno piedipull. uno sguardo arrabbiato incazzato risentito arrapato annuncia le notizie con sdegno :-"deve essere parente del Cuffaro politico siciliano trombato...ecco perchè è così incazzata". O forse è una post femminista di sinistra che fa preliminari di cultura, Engels con cunnilinguo mordila mordila mordi l'interno coscia sputa quel pelo ti bacio non ti bacio non so più chi sei tiamotiodiotistimo pausa di riflessione cazzo scappa tidotreminuticontofinoadieci poi ti vengo a punire. La fogna a cielo aperto che ho appena sotto i capelli è così distratta quando l'Animale decide cosa fare,e lancia la mano sinistra ad arraffare il pantalone appena sopra "el paraiso".Ma non si dimentica l'affronto notturno, quando la discarica sopra il collo combina una favola patetica "hai pensato a me in questi tempi arrabbiati tra noi due, tanto quanto penso io ho pensato a te?". Maledetto romantico senile. E, come avverrebbe nella realtà, la Signorina scioglie un abbraccio che in un attimo stavo dando solo io, con un sorriso sardonico.
La guardo, e mi chiedo:
MA CHI CAZZ' E' CHIST'?

che favola e'mierd'

Beh si...devo dire che riflettendo su tutto ciò, la canzone  n°17 ha ragione. Gli Squallor hanno sempre un perchè, d'altronde.
'e a murì , Carmè

Corollario a "Vuoto Catodico"

Corollario: che il delitto sa stato compiuto da il padre piuttosto che dalla figli di esso...e/o che ci sia la complicità di familiari e/o terzi, poco cambia alla formulazione logica, al "casus belli" da me ipotizzato precedentemente. Infatti sempre si parla di una pulsione istintuale remota, antica...che si chiami attrazione sessuale o gelosia.
Ciò che, a distanza di pochi giorni dalla redazione di questa nota, mi sembra cambiata, è la posizione degli "spettatori" sulla parabola che dal normale arriva lla merda.
Praticamente siamo all'infinitamente lurido. Continuare a dare luce a questa vicenda anche solo parlandone serve solo a ricoprirci di sterco. Qui infatti chiudo ogni ulteriore riflessione.

Vuoto Catodico

una breve riflessione sul delitto di Avetrana.Forse sbaglierò, ma nella summa di questo dramma trovo una singolarità, che ritengo essere molto italiana. L'effetto domino di una nazione che oramai da 30 anni almeno si guarda dallo schermo TV e gradatamente, grazie ad una miriade di fattori, soprattutto ad una non oculata distribuzione delle concessioni televisive con conseguente duopolio Rai-Fininvest(poi Mediaset), giunge a mutuare significato e relativo peso di qualunque evento del reale solo tramite la "digestione" che di esso ne fa la televisione (SE la fa: nessuna digestione equivale a non esistenza), è che il reale E' il catodico.In Italia in pratica è come si vivesse in un Matrix (non il programma, ma il film) omologante e banale, inzuppato nella religione del "reality". Secondo l' "equazione" sopra esposta, se ne deduce che, cercando la TV di descrivere una realtà che aspetta l'occhio della telecamera per essere creata, nasce un cortocircuito, in cui la realtà del Belpaese è affollata di marionette dietro un sipario che potrebbe rimanere sempre chiuso.
Ad Avetrana invece si è aperto.
Lungi da me moraleggiare su qualcosa di tragico (ed anche su l'etichetta di "tragico" bisognerà chiosare a piè d'articolo), ciò che trovo inquietante non è quello che è, o quello che ci viene raccontato essere successo, ma come l'inserimento di un istinto ancestrale, quello sessuale, (ancora? )non sottomettibile a logiche da "reality", per di più puro, non contaminato dal calcolo civilizzatore, ma pieno della potente spinta che rende ineluttabile al predatore che adocchi una preda di una taglia inferiore alla sua, di cacciarla, abbia reso un evento televisivo mediamente ghiotto (la sparizione di una giovane) in una miniera di ascolti, accellerando il meccanismo "digestivo" noumeno-TV-fenomeno in maniera parossistica, tanto da generare il fenomeno della "metarealtà", ovvero di una realtà che non parlà più di se stessa ma vive la vita che vede viversi, come nel paradosso del pittore che dipinge un quadro di un paesaggio in cui c'è un pittore che dipinge un quadro di un paesaggio in cui c'è un pittore che dipinge....ecc ecc. Fare un passo indietro tirandosi fuori da questo vorticoso "orizzonte degli eventi", ci pone quasi sul bordo di quest'enorme buco nero. E pone interrogativi inquietanti.
Esempio: diretta "Chi  l'ha visto",ovvero brutale reality improvvisato sulla morte di una povera disgraziata.Si.Come mai la madre non ha MAI avuto l'istinto di mandare tutti fuori dalle scatole?
Passo indietro. Telecamere, giornali, cronisti almeno negli ultimi 10 giorni presenti a frotte in un paesino di coltivatori: intrusioni nelle vite private, interviste ed altre impertinenze. Come mai NESSUNO si è mai ribellato chiedendo silenzio e rispetto (ATTENZIONE:nemmeno le autorità ecclesiastiche!)?
Ulteriore passo indetro: centesima intervista alla madre della defunta (CENTESIMA); fuori onda con mamma che prepara le domande "... e se mi chiedi su chi non nutro dubbi nella mia famiglia, devo dire....". 
Ultimo passo indietro: funerali di Sarah.Pubblici.folla urlante all'esterno tra ingiurie allo zio-orco e solidarietà grezza. Mi concendo un ultimissimo mezzo passo indietro. Intervista a coppia adolescente di giovani, gli ultimi ad aver visto Sarah, che conoscevano A MALAPENA, mentre entrava nel presunto garage della mattanza.Tutti acchittati, lei con degli enormi occhiali da sole stile anni '60, firmati.
In tutti questa vicenda, vista da 3 passi e mezzo indietro, noto un agghiacciante desiderio di "significato", declinato nei modi di cui sopra, quindi di vera e propria "esistenza". Tutte queste persone, sembrano aver avuto bisogno, per elaborare un lutto apparentemente importantissimo, di mostrarlo davanti alla telecamera: TUTTI, famiglia compresa. Semplicemente, in un paesino cresciuto ed educato in epoca "catodica", è esploso un evento che ha liberato il geyser "vivifico" della presenza televisiva:  come una fontana, tutti hanno voluto abbeverarsici, anzi: hanno DOVUTO, a partire dalla mamma della scomparsa, la quale senza il "significante" veicolato dalla televisione, non avrebbe potuto definire e soppesare questo evento. Chiedere di spegnere le telecamere ed andarsene avrebbe ridato una sfera umana ed intima a ciò che di umano non ha avuto (e continua a non avere) nulla. La TV ha bisogno dello spettacolo della morte per proliferare e la gente di Avetrana ha avuto bisogno dell'occhio della TV per dare alla morte un significato. E la gente dall'altra parte dello schermo?
Mi viene in mente Umberto Eco e la chiusa del "Nome della Rosa":-"stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" dopo la morte della rosa, rimane solo il suo nome, e a noi rimangono solo i nomi nudi e crudi: cosa ci porta a dare il nome di "tragedia" a questa vicenda di cronaca nera italiana? Basta una morte? O la "tragedia" è altrove? Cosa vuol dire al giorno d'oggi la parola "tragedia"?