Slaves to Beauty (2010 overview)

Mi ricordo che nel 2009 partorii questa riflessione appena finito l'anno. Ora siamo già a Marzo ma sino ad ora non avevo messo mano alle idee, sino a che non è accaduta una cosa speciale; quella che si può intendere come la chiusura di un cerchio.
...beh, una serata Live si può intendere in mille maniere, e vedere con mille occhi. Il bicchiere mezzo vuoto racconta di un teatro, anzi un teatrino. Di quelli in cui vai a vedere i pupi...Pantalone, Brighella, Capitan Fracassa, e ti fai spazio tra le spalle di quelli davanti, e stai sulle ginocchia anche se è sporco per terra. Ed hai 10 anni.
Allora come ora, il punto è sempre il solito. Non ricordo ore di televisione, ore di sonno, anni di studi, anni di lavoro. 30 minuti di pupazzi si, però. A distanza di almeno tre stagioni della mia vita, a ritroso. 
Può piovere, il compenso può essere risibile e l'organizzazione tra necessità e virtù. Però. Però Il punto che genera senso è al termine della domanda "quando è che succede qualcosa?"" , versione gentile di "quanto vali?".
Non sono uno di quelli che crede nel momento "assoluto", se non negli sport: in una partita di pallone vince chi segna un gol in più. Punto. Ed infatti il calcio è un gioco. Ciò nonostante credo che la domanda sopra debba per forza avere un effetto. Nel 2010 ho fatto 110 serate, di cui solo col B&M Trio circa 80; non credevo di riuscire a superare l'ammontare del 2009, ed invece...abbiamo rischiato, ci siamo scrollati di dosso orpelli del passato oramai ingombranti, abbiamo puntato su noi stessi. Tanta paura e tanto entusiasmo. Voglia di fare qualcosa che potessimo chiamare nostra. Quantomeno guardarsi sapendo di aver almeno intrapreso una strada personale, senza aiuti e senza scuse.
La verità è che la vita è una sola, ed avere già provato il gusto di avere anche solo un rimpianto ti fa capire che...è bene collezionarne il minor numero possibile. Inoltre, capisci per bene il concetto dietro al verbo accontentarsi. Passiamo tanto di quel tempo a rincorrere obiettivi socialmente plausibili, a rincorrere soldi e piaceri, a riempirci di aggeggi, orpelli che ci appensantiscono dentro più che fuori. Passiamo concerti su concerti a suonare meccanicamente, che quando arriva il momento di...
Già, ma chi ce lo dice quando è arrivato il momento?
Beh, sabato12 Febbraio ho avuto diretta esperienza di chi il momento non lo aspetta ma lo provoca. Forse non sarà sempre possibile affrontare il palco come un ring, però certi musicisti qualche diretto lo sparano comunque...fosse mai. Magari solo qualche jab, magari la dottrina della "music for fun" o semplicemente la stanchezza ha spesso il sopravvento sulle aspettative.
Spesso, non sempre.
E se non siamo noi che facciamo qualcosa di insolito come apparecchiare una  performance live, chi dovrà cercare di svegliarci dall'apatia?
Quando è che succede qualcosa da ricordare, che ci arricchisce?
Nel tempo credo di aver afferrato un concetto che è assieme crudo e dolce. Il performer ha mille maniere di svolgere il suo lavoro, ma perchè quest'ultimo diventi un compito, e la routine diventi magìa, un momento unico, qualcosa da ricordare, che ci rimane, bisogna essere capaci di fare il vuoto attorno a se, fermare il tempo e plasmare le forme. creare onde, stimolare, controllare e stimolare ancora. 
Benchè i tempi moderni abbiano strappato la musica al regno magico del ricordo (della fiaba?) rendendola registrabile, rimane nella performance live l'esigenza, l'obbligo di tendere verso ciò che è bello per portarne giù quanti più brandelli possibile.


...e detto ciò, il  2011 si apre con incognite ancora più grosse del 2010, con un sito che sarà, nelle nostre intenzioni, un porto quiete, dove lasciar sedimentare riflessioni ed esperienze, sperando di un giorno di poterci guardare indietro e chiamare tutto questo ricerca.

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