Saluti generici di buon anno

Allora. Che dire. Domani mattina partenza all'alba per Tobruck. Ehm, no , per Ascoli. Ma chi cazzo cel'ha fatto fare...boh. Buon anno a tutti quelli che non vanno a rischiare la fica. Volevo dire.. la vita.

Per un nuovo Luddismo

[da wikipedia--http://it.wikinews.org/wiki/Torino:_incendio_all%27acciaieria_ThyssenKrupp%2C_un_mort
o_e_sei_feriti]-- "Torino, giovedì 6 dicembre 2007". Il bilancio dell'incendio avvenuto questa notte alle acciaierie Thyssen Krupp di Corso Regina è di un morto e nove feriti.
A perdere la vita è stato il 36 enne Antonio Schiavone, di Envie (CN), sposato e padre di 3
figli: 2 bambine di 6 e 4 anni, e di un figlio maschio di appena 2 mesi.
Sono gravi le condizioni di Bruno Santino e Giuseppe De Masi, ricoverati al Maria Vittoria, che
presentano ustioni di terzo grado sul 90% del corpo. Gravi anche Angelo Laurino, ricoverato al
Giovanni Bosco, e Roberto Scola, ricoverato al Cto. Un altro ferito grave è ricoverato al
reparto rianimazione delle Molinette, in stato di coma farmacologico. Un sesto ferito è stato
portato al centro grandi ustionati di Genova. Altri tre operai, invece, sono stati già dimessi.
Secondo le ricostruzioni, una vasca di olio bollente, usato negli ambienti di lavorazione per
il raffreddamento dei laminati, ha preso fuoco, ma mentre il gruppo degli operai, che secondo
fonti sindacali era al lavoro da più di 4 ore rispetto al normale turno lavorativo, cercava di
spegnere le fiamme con gli estintori prima, e con le manichette poi, è stato investito da una
enorme fiammata. Questa si è sprigionata da una tubatura d'olio ad alta pressione, che ha
ceduto e l'olio nebulizzato è uscito prendendo fuoco: esso ha investito gli operai impegnati
nell'estinzione del principio di incendio. La forza delle fiamme, secondo la testimonianza
dell'unico operaio che è riuscito a raggiungere le docce d'emergenza, è cresciuta
improvvisamente ed esse arrivavano come cavalloni, ma di fatti di fuoco e non d'acqua.[1]Subito
il reparto è diventato un inferno. Gli estintori utilizzati sono stati trovati, secondo quanto
riportato da alcuni operai, in parte vuoti. L'impianto è in fase di dismissione, con la
concentrazione a Terni del lavoro relativo all'acciaio. Pare che la manutenzione abbia subito
una riduzione molto consistente, con la riduzione drastica dei tecnici addetti e le operazioni
di mantenimento della sicurezza.[....]"////[comunicato ufficale delle acciaierie thyssenkrupp--http://www.acciaiterni.it/ ] Come noto, nella notte del 6 dicembre scorso, un drammatico incendio è divampato in una delle linee di produzione del laminatoio a freddo dello stabilimento della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni di Torino, a seguito del quale hanno tragicamente perso la vita sei colleghi, e altri sono rimasti feriti tra cui uno in modo grave.
ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni è pienamente partecipe del dolore delle famiglie e degli
amici, e consapevole della propria responsabilità umana verso i familiari delle persone colpite
nell’incidente e come già più volte pubblicamente dichiarato, non si sottrarrà dal farsi
pienamente carico di tutte le conseguenze. “Non possiamo cambiare ciò che, purtroppo, è successo, ma possiamo e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per tentare di mitigare le dolorose conseguenze per i familiari”. ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni ha assicurato il suo supporto umano, medico, psicologico, logistico e finanziario alle famiglie delle vittime. L’azienda si è anche impegnata a sostenere il futuro dei figli delle vittime attraverso la costituzione di un fondo finalizzato a finanziare gli studi. In aggiunta a questo, e anche a seguito delle richieste provenienti da colleghi e semplici cittadini, l’Azienda ha aperto un conto corrente per raccogliere donazioni a sostegno delle vittime del tragico incidente.////[notizia ansa--http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/news_collection/awnplus_ticker/2007-12-22_122139798.html ]."Prodi a funerali vittima Thyssen-Le esequie di Rosario Rodino' alle 11 a Torino"- (ANSA) - TORINO, 22 DIC - Ci sara' anche Prodi al funerale di Rosario Rodino', la sesta vittima del rogo del 6 dicembre alle acciaierie ThyssenKrupp di Torino. Le esequie vengono celebrate alle 11 dal card.Poletto nella parrocchia Regina della Pace, in corso Giulio Cesare, nella zona nord di Torino. Prodi non aveva potuto partecipare, il 13 dicembre, ai funerali in Duomo dei primi 4 operai morti, Angelo Laurino, Bruno Santino, Roberto Scola, Antonio
Schiavone, ne' il 19 a quelli della quinta vittima, Rocco Marzo.--/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\--Ho aspettato qualche tempo per produrre un post su questa sciagura, in modo da avere la mente sgombra da interferenze sentimentali, e quindi evitare toni forcaioli, perchè la tragedia di
Torino impone una riflessione al mondo dei lavoratori (sopratutto quelli subordinati) di
drammatica importanza. Gli eventi occorsi alla krupp infatti, se possono essere facilmente
collocati nella ratio del mondo lavorativo italiano, porgono non di meno la possibilità di
tracciare le linee di un ragionamento globale. Alla domanda "perchè siamo finiti a questo
punto?" dunque,od anche " non si poteva evitare questa tragedia?" e compagnia cantando, si può rilanciare con un altra interessante domanda " perchè l'Italia, uno dei paesi del G8, ha un
mercato del lavoro che si mette direttamente in concorrenza con quello terzomondista, con tutte
le conseguenze che ne derivano, a differenza dei partner europei?": la risposta a mio parere
nasconde la spiegazione e guida la decifrazione di diversi eventi che accadono non solo nel
panorama Italiano. Nella storia del pensiero economico/politico c'è chi sostiene che il
capitalismo è la maggiore espressione di sistema economico, quello che produce maggiore
benessere per il maggior numero di persone possibili: miglior sistema non si può trovare,
quindi a tutti gli effetti siamo di fronte alla "fine della storia"; se però si considera essa
un espressione quasi esclusiva dei mutamenti del sostrato economico, Il buon vecchio Marx era
di un altra opinione, ovvero che il Capitalismo avrebbe creato in se i "germi" capaci di
abbatterlo con una lenta agonia involutiva. Lungi da me dirimere una questione così grande,
posso però iniziare a sciogliere un nodo non molto più piccolo, del quale credo si inizi a
vedere apparire la cima del " capo" . Distinguiamo tra capitalismo come idea metafisica e
capitalismo come evoluzione nella storia. Come possiamo definire questo capitalismo odierno? Da dove nasce? Beh.. diciamo che se è superfluo cercare i natali del C. è invece utile trovare il
punto nelle vicende umane in cui ha assunto i "lineamenti" che tutt'ora porta. E quel punto è
la Seconda Guerra Mondiale.Alla fine di essa il mondo libero ha avuto una nuova locomotiva
trainante, gli USA, paese a quel punto molto più ricco degli altri, con in mano debiti di
guerra con cui intimidire ed il possesso, o comunque il controllo, dei combustiili fossili
della metà "libera" del pianeta. Con l'implosione del sistema politico socialista, finisce
"l'adolescenza" di questo C. e come si sa, il mondo adulto è molto meno rose e fiori di quello
dei giovani...Se da una parte la sconfitta del "nemico",funzione storica che tanto necessita per giustificare l'investimento nella sfera degli armamenti, costringe la sfera capitalista a costruirne altri (ma il Comunismo come nemico rimarrà imbattibile) sempre meno convincenti quindi meno "giustificanti", dall'altra la "globalizzazione" porta uno squilibrio in primis logico: tutto
il mondo ora è unito, tutto il mondo è "occidente". E tutto il mondo pretende di crescere
secondo il modello capitalista. Questo modello però in realtà prevede che ci sia sempre un
soggetto forte che guida la domanda e uno debole che produce l'offerta. La declinazione
pratica di questo assunto secondo i dogmi capitalistici vuole anche che la parte trainante la
domanda sia quella con i capitali e sia comunque piccola, mentre l'altra (molto) più povera e
(molto) più grande. Nella fase "adolescenziale" del C. preservare questo meccanismo era più
semplice, dovendo relazionarsi solo con metà pianeta. Aumentati però gli attori sul
palcoscenico, questo si rivela paurosamente piccolo ed angusto. A questa stortura poi se ne
deve aggiungere un altra di una gravità drammatica e decisiva: con tutti questi attori, la
quantità delle merci aumenta vertiginosamente. Aumentando però si svaluta e perde di valore. A questo punto si innnesca un meccanismo disperato al ribasso in cui dei tre fattori che fanno il
suddetto prodotto -materie prime, manodopera, energia- si arriva a pagare solo l'ultimo: ora
l'energia, l'unico tipo che è stata usato sino adesso nella produzione capitalistica, è
derivata dai combustibili fossili, non riproducibile, unica, quindi soggetta essa stessa alle
leggi di mercato ed alle tensioni di chi vuole appropiarsene, oltre ad essere legata alla
facilità di reperimento (oltre una certa difficoltà di reperibilità i costi di estrazione
divengono tali da invalidarne l'utilizzo). A ciò uniamo pure il fatto che quei paesi che sono
"in via di sviluppo" da una vita, ora stanno arrivando ad una fase ulteriore di questa strada,
ovvero la nascita di un loro proprio mercato interno il quale solo per i numeri si avvia ad
essere il più importante al mondo, cosa che generà automaticamente un ulteriore "turbativa" nei prezzi delle merci. Il nuovo scenario quindi è quello di un C. che, lungi dall'essere l'approdo
finale della storia umana, si rivela debole e disequilibrato, incapace di una omeostasi. In una
situazione tale, un misero 0,5% di petrolio in più richiesto da Cina ed India porta a rialzi
incontrollabili dello stesso (il traguardo dei 100$ a barile è a portata di mano), generando
crescite dei prezzi generalizzati per tutti i carburanti in primis e più in generale per tutti
quei prodotti derivati dalla raffinazione degli idrocarburi, con conseguenti rincari nei
trasporti,nella produzione industriale,nel riscaldamento domestico ed in quasi tutti gli altri
settori del vivere civile, con l'approdo finale ad uno scenario di recessione progressiva ed
ineludibile. E' pacifico quindi che in uno scenario macroeconomico di decadenza, la
microeconomia di ogni singolo paese (pure le strutture sociali e politiche come conseguenza, si
potrebbe quasi azzardare) passa in secondo piano e forse oltre. L'affannoso tentativo di tenere
dei prezzi concorrenziali nelle merci fa si che le industrie del primo mondo, siano tutte o
spostate nel terzo, o in luoghi del pianeta dove esistono "isole" di manodopera dal salario
simile. L'italia è uno di questi paesi, come lo sono Slovenia, Bulgaria Romania ecc ( altri
spazi sono da dedicarsi all'analisi di come i rapporti tra questi paesi fondati da interessi
puramente economici creino attriti e storture sociali negli stessi paesi coinvolti ).
Nonostante sia imbattibile la manodopera orientale in quanto a salari, e che quindi l'approdo
ultimo sia il trasferimento di ogni apparato industriale in quei luoghi, altri piccoli "terzi
mondi" sono dei buoni palliativi temporanei. Il nostro paese per esempio è "l'Africa" per la
Thyssencrupp, che qui può permettersi manodopera molto meno costosa che nel proprio paese di origine, la Germania, e soprattutto con molti meno controlli e sicurezze. Qua il padronato può
mettere in conto di limitare al minimo possibile tutti gli "orpelli" non relativi alla
produzione della merce ( quindi alla generazione di profitto), potendo contare sull'omertà di
un sistema di controlli vacuo se non direttamente colluso, che permette quasi sempre al padrone di scamparla liscia a livello di sanzioni ( sopratuttto a livello penale) in caso di incidenti
anche mortali. A questo proposito la lettera ufficiale del Gruppo Thyessenkrupp soprariportata,
se può essere interpretata come segno di disponibilità e di umanità di quella dirigenza da un
lato, dall'altro può disvelare come semplicemente agli stessi costi meno pagare le conseguenze
di un operaio morto che la ristrutturazione delle linee di produzione secondo le norme di legge
vigenti in materia di sicurezza sul lavoro. Senza illusioni affermo cheil capitalismo degli idrocarburi è alla fine.Nell'arco di questo secolo, se non prima, collasserà su se stesso.Per fare ciò però deve prima arrivare al suo punto di rottura e tale momento lo si avrà quando la quasi totalità della produzione industriale sarà concentrata nei paesi in via di sviluppo, dove i parametri di questo tipo di capitalismo possono esprimersi al massimo: costo dei materiali non rilevante, costo del lavoro non rilevante costo dell'energia rilevante. A questo punto, quando la Cina avrà il maggiore potere industriale il maggior mercato interno al mondo unito al PIL con la crescita più alta, i dati anagrafici migliori ed il tipo di governo più efficente,allora l'equilibrio economico mondiale fondato su una elite detta primomondo che vive in una condizione di ricchezza distante ere geologiche da quella anche dei paesi di seconda fascia dovrà rompersi per forza, visto che da un lato il primo mondo ed il terzo mondo "combaceranno" in un solo panorama economico, con una economia quasi totalmente basata sull'esportazione (ma verso quali mercati?), dall'altro perchè i combustibili fossili a quel punto costeranno tanto da rendere ogni produzione industriale sconveniente.Appare quindi chiaro che nel non troppo lungo tragitto che porta a questo punto di non ritorno i paesi ora ricchi dovranno vedere un progressivo impoverimento che nella competizione economica porterà conseguenze logiche, ovvero l'irrigidimento delle forme di stato democratiche fino a divenire (ritornare?) l'emanazione della volontà del padronato e smantellamento della cultura del lavoro, con annessi diritti e salari, operazione questa già sotto gli occhi di tutti. Quello che rimane della classe operaia (e dei lavoratori/precari in genere) deve prendere atto dell'ineluttabilità di questo meccanismo, ed attuare una controffensiva intelligente, non atta a scongiurare questo fenomeno. E' infatti, sotto
quest'ottica, facile spiegare il perchè della perdita progressiva di forza della C.O. in tutto
il mondo occidentale ed in Italia in particolare a partire dagli anni '80: non si tratta di
scelte errate dei sindacati, di cose od interventi sbagliati da esseri umani, quanto di una
naturale deriva del capitalismo del dopoguerra. I sindacati in questo caso hanno fatto il loro
dovere nel migliore dei modi, cercando di adattare i loro modi operativi al cambiamento del
mercato, divenendo organi sempre più politici e legati alla sfera della comunicazione, quindi
perdendo capacità di difesa dei diritti dei propri iscritti a scapito di una contrattazione dei
salari sempre più lunga e difficile: dove esiste un economia di secondiario in forte crescita è
facile distinguere le categorie sullo scacchiere (sindacati, politici, operai, padroni ecc) e
creare una forza d'urto capace di sedersi in posizione di forza ad un tavolo di trattative,
mentre in un economia in decadenza o stagnante gli "orpelli" dei diritti dei lavoratori, della
sicurezza e della dignità sul lavoro vengono inevitabilmente meno, ed anzi accade che l'unica
posizione dei contendenti di questo ipotetico tavolo che venga ritenuta negoziabile sia proprio
quella dei lavoratori, con conseguente erosione delle conquiste precedenti fin tanto che questi
non abbiano una reazione forte ed unitaria ( posto che l'abbiano).Alla domanda "cosa fare
allora?" la risposta è nella parabola del giunco che si piega al vento senza resistergli, e
sopravvive. Quello che deve essere chiaro è che gli attori moderni di questo mondo del lavoro
diventeranno giocoforza nella quasi totalità dei precari, vedranno i loro diritti calpestati ed
i loro salari decurtati: il capitalismo di guerra non sa vedere oltre il proprio naso quindi
oltre brevi e facili profitti, seguiti da chiusure dei luoghi di produzione e successive
ristrutturazioni sempre più tese a massimizzare nel più breve tempo possibile gli utili, a
discapito di tutti, sopratutto delle vite dei lavoratori. La declinazione che questi ultimi
dovranno dunque fare della parabola del giunco riporta ad una primitiva pratica di lotta
operaile, il luddismo: laddove il lavoratore veda chiari segni di disumanizzazione del lavoro
dovrà semplicemente abbandonarlo, facendo in modo che il padrone abbia la scusa per una
inevitabile ristrutturazione in qualche paese "in via di sviluppo" semplicemente distruggendo o
danneggiando il luogo di lavoro. L'unica maniera che è rimasta al lavoratore per poter
rinascere come tale è cessare di esserlo a condizioni non umane. Questa logica parossistica
finchè si vuole avrà piena concretizzazione in un futuro non troppo lontano, così come la
declinazione a tutto tondo nella sfera del vivere civile. La "disobbedienza" infatti, ben lungi
dall'essere la baracconata vessillo oggi degli snob che popolano i centri sociali, è una delle
più profonde manifestazioni dell'intelligenza dell'essere umano e della cultura civile: cio che
è oggi un fastidio domani sarà un sopruso, cio che non possiamo permetterci di pagare non
dobbiamo pagarlo. A questo proposito l'approccio napoletano a questo modo di fare è il miglior
esempio possibile. In una città in cui anche le più elementari forme di diritti civili stentano
o sono negate ( vedasi il diritto all'igiene ), anche i relativi doveri dovranno essere
sospesi.Il concetto del "regicidio" esiste da prima della nascita del mondo industriale ed è
ancora li a sancire l'ineluttabile superiorità dell'intelletto e di un sano spirito di
sopravvivenza su tutto quel castello sovrastrutturale incernierato su due termini-cardine quali
"dovere" ed "obbedienza" che senza una connotazione forte nel tessuto reale di una società
divengono solo strumenti di sopraffazione. I tratti di "superiorità" nei comportamenti che da
sempre sono stati richiesti alla classe operaia ed i lavoratori in genere per potersi
distinguere in meglio dal padronato e quindi potersi sedere in posizione di "ragione" al
tavolo delle trattative, cela il rovescio della medaglia: se bisogna essere al di sopra, ciò
significa che qualcuno è al di sotto, e sotto un comportamento civile da essere umano, c'è solo
l'inciviltà di chi usa una costante, scientifica, dosata violenza contro i propri lavoratori (
le condizioni di lavoro degli autotrasportatori che hanno scioperato dal 10 al 13 dicembre 2007
valga come esempio, così come i turni a cui erano giocoforza costretti i ragazzi stessi della
Thyssenkrupp). Non una violenza esplicita, naturale, primordiale, bensì una forma di sopruso
meno evidente ma altrettanto letale. E Verso il proprio avversario, se esso è contro il vivere
civile e dignitoso di un essere umano, è lecito non avere nessun tipo di riverenza.Quindi gli operai della Thyssenkrupp di Terni non si sentano in colpa ad invalidare il loro
stesso luogo di abiezione, perchè così facendo non porteranno che beneficio ai loro padroni,
permettendo loro una ricollocazione in paesi dove il secondiaro alle condizioni di lavoro
suddette ha ancora un "senso", accellerando l'arrivo del loro comunque inevitabile
licenziamento, salvandosi la salute e, soprattutto, permettendo al sistema-Italia di
velocizzare il meccanismo di trasformazione da economia mista secondiario/terziario ad
economia di prima fascia totalmente devota ai servizi, permettendone quindi l'inevitabile
collasso e la conseguente rinascita. Si spera migliore.

"fine di una conoscenza" :errata corrige

Allora. Un post scritto in mezz'ora o è un parto genialmente felice o ha delle falle. Io ancora non sono provvisto di utero quindi devo giocoforza fare delle puntualizzazioni. Allora: la categoria dei "rovinafamiglie" non è sempre coincidente con quella degli amanti. Succede di conoscere una persona stupenda con la quale si sta bene...che però è impegnata. Nascono i casini ma a volte è destino. Conosco ragazze che si sono trovate in quella situazione e la cosa non mi ha dato nessun fastidio"morale": perchè? Credo che la spiegazione, per altri versi complessa, sia forse semplificabile in una distinzione tra due atteggiamenti: quello naturale e quello cattolico. Il mondo moderno ci vorrebbe laici e quindi propensi ad un atteggiamento naturale anche verso i nostri sentimenti ed inostri istinti, ma recuperare tale stato dell'essere, arcadico, beato è di una difficoltà tremenda in una realtà sociale ( questa quasi esclusiva dell'Italia) intrisa di morale cattolica. Spesso poi i due piani si intersecano , quindi lo stimolo naturale si scontra con i precetti cattolici e la naturalezza se ne va, lasciando terreno ad un panorama crescente di disagio e squallore.
Quindi la distinzione da farsi non è tra "rovinafamiglie" e persone normali, bensì tra naturali e "artefatti". In verità devo dire che di tipe "naturali" ne ho incontrate ben poche, e ancora sono li, perchè è un piacere averci a che fare. Discorso diverso sono le "artefatte", ovvero coloro in cui la componente naturale stride con i mille condizionamenti di un educazione proto-cattolica, proto-comunista, proto- qualunque cosa, venendo a comporre la figura di una che getta il sasso e poi nasconde la mano, rompe qualcosa e nasconde i cocci dicendo "non sono stata io" ecc ecc ecc.
Queste persone (uomini o donne non fa differenza) hanno il raro pregio di mandare a ramengo situazioni ben avviate, o meglio, di creare attorno ad una situazione che prospetta bene un clima tale da minarne il buon proseguimento, o comunque uno sviluppo che non si areni sulle secche dello squallore. In campo femminile, per esperienza diretta, le tipe di questa categoria sono quelle che si dichiarano emancipate ed adulte, e più si ammantano di discorsi più cascano in situazioni contraddittorie che ne svelano i conflitti e le ipocrisie. Chiaro che quando una "artefatta" si invaghisce di uno impegnato.. ecco fatta la "rovinafamiglie", ed ecco i casini e le situazioni disgustose. Io con queste due categorie di persone ho difficoltà a relazionarmi, è vero, e neppure ho la capacità di riconoscerle al volo tutte quando si presentano. Ciò non toglie che ce ne siano altre con cui mi relaziono benissimo. --P.S.: alla fine l'ex di "Sauro" si è rifatta viva, permettendo ai rapporti di entrare nella fase del quieto vivere. Per una volta tanto il pessimismo assoluto viene smentito ^__^ .

fine di una conoscenza

Incredibile ma vero cari 4 gatti il continuo gettare sassolini nello stagno di questo blog ha prodotto il topolino di una risposta.Un topolino che però ruggisce. A questo punto affezionati lettori però, conoscendo l'identita della persona che ha risposto..dovrò essere franco ed uscire dal personaggio. In primis vi chiedo lo sforzo di leggere il mio post " del perchè bisogna essere perfetti" ed ovviamente la relativa risposta di tale "L." . Fatto? Ecco... vi pare che ci sia qualcosa di strano? Si? La veemenza... bravi avete colto nel segno. Qualcuno ha detto "iper reazione" per caso? Come mai vi chiedete una lettrice, nel commentare un post che EVIDENTEMENTE non la coinvolge in prima persona, ci mette tanto pepe? Perchè si sente in dovere di abbattere le tesi contenute in un post così EVIDENTEMENTE ironico e decontestualizzante, che nel momento in cui afferma una tesi la smentisce proprio con la vis comica, come se vi fossero scritte le peggiori pagine di condanna del genere femminile? Chi ha detto "coda di paglia"? ecco.. PETER NORTH si hai colto nel segno caro ( già e non ti agitare su quella sedia che poi ti fa male l'apparato con cui ti guadagni il pane..): La signorina "L." ha la coda di paglia perchè teme il GIUDIZIO. E perchè teme di essere giudicata? Perchè essendo intelligente, sa di aver fatto cose che al giudizio comune sono ritenute quantomeno sconvenienti, quindi teme, o almeno è infastidita, dall'essere messa " all'indice".
E qui cari getto la maschera e parlo chiaro alla diretta interessata.
Allora Letizia...non è che nei pochi attimi passati assieme io non abbia recepito certi messaggi.Non è mai a caso che si comunicano cose come il modo di lasciare il proprio ragazzo (" si sono in molti mi dicono che sono una stronza.Ho lasciato il mio ragazzo dopo 8 anni di relazione con una telefonata [stando nella stessa città NdR.]" ), ne scappano informazioni come che tu sei stata "amante" di uno x lungo tempo ( che ti sia piaciuto o no, che sia stato bello o no: questo è e rimane nell tua sfera personale). La paura, la rabbia (il fastidio?) di essere giudicata ti confonde così tanto da non intuire che il materiale scritto qua, specialmente se si parla di "misogino corner" è intriso in maniera irreparabile di ironia, e spesso di AUTO ironia ( che a te, nel fondo, manca)? Un ironia che non dovrebbe far scattare reazioni tanto veementi... almeno che..almeno che qualcuna abbia la codina di paglia.... Mi spiace Letizia,magari sbaglio anche nei presupposti, ma ho una strana etica che non mi permette di non giudicare certe azioni di una persona (non LA persona in senso assoluto: tutti possiamo cambiare in seguito ad esperienze o col tempo), e se c'è una categoria di persone che DETESTO è quella dei/delle "rovina-famiglie". Parlo di una categoria in cui FORSE tutti hanno la disdetta di trovarsi almeno una volta nella vita. Può accadere . MA se sbagliare è umano... che mi hai raccontato poco tempo fa? Di aver appena conosciuto uno che ti aveva "coinvolta emozionalmente"..ed ovviamente non era single. Dalla sguattera alla laureata il meccanismo PARE essere sempre il solito in queste occasioni: l'uomo che ha già una "lei", e forse proprio per questo, è preda più ambita. Se poi la lei è sposata o incinta o se i due hanno figli ( anche se non fosse il tuo caso)...chissene. "in amore ed in guerra". In amore ed in guerra Letizia si fanno molte vittime, e chi le fa in questa maniera mi fa schifo...e quando penso ad una persona o la vedo, e mi si torce lo stomaco, beh, è finito il dialogo. Il tuo esistere per me si chiude qui. Addio. --P.S.--: nel tuo attaccare il post " del perchè..." ti sei dimenticata di chiederti se, nel lasso di tempo tra " femmine e rasoi" e quello, non siano venute fuori "novità" sugli eventi occorsi al nostro caro "Sauro", non macchiati dalla rielaborazione psicologica dello stesso(tradotto: parole dirette della sua ex). Ah... un altro indizio di quanto sono fesso e poco lungimirante: la ex di "Sauro", con cui prima mi sentivo,che ritenevo (ritengo, vorrei osare...)mia amica e che di questo blog NON SA NULLA, di colpo è sparita, e guarda caso strano mi ha cancellato dai suoi indirizzi di msn... ma tu guarda a volte eh?!? ^_^ Buon proseguimento di vita, Letizia.

Del perchè bisogna essere perfetti

[ Lo scritto intitolato L'Essere perfettissimo esiste, datato 1676, ci fornisce in modo preciso la definizione di perfezione: "Intendo per perfezione ogni qualità semplice, che sia
positiva ed assoluta, tale, cioè che ciò che esprime, lo esprima senza limiti. Una qualità
siffatta, in quanto è semplice, è irresolubile e indefinibile; altrimenti, o non sarà una
qualità semplice, ma un aggregato di molte, oppure, se sarà una, sarà circoscritta da
limiti, e così verrà compresa per via di negazioni, contro l’ipotesi, essendo stata assunta
come positiva". ]

- da dizionario-italiano.it -
[ perfètto [per'f?tto]p.pass., agg., s.m.
1 aggcompiuto in tutte le sue parti, completo
2 aggsenza difetti, ottimo, bellissimo ]

- da demauroparavia.it -
[ 3a agg. FO estens., di qcs., che è fatto nel miglior modo possibile, che non presenta
difetti ]

Volevo scrivere qualcosa sui fatti di torino e se possibile infilarci pure le veementi
proteste dei camionisti ma... l'ispirazione è venuta per un altro capitolo del "misogino
corner". Essia. Per fare un sunto breve e forse banalizzare il tutto, la perfezione è una qualità limpida, somma, irriducibile ed insemplificabile. di squisitezza infinita. Non mi aspetterei mai che un essere umano possa incarnare la perfezione. Forse per un attimo, per una somma di momenti. Ma se così fosse, viste le posizioni leibnitziane
sopracitate, non si potrebbe parlare di "perfezione". Magari si parlerebbe di un bel
tentativo. Noi uomini. Eh si cari 4 lettori e mezzo. Ancora una volta devo fare una distinzione dello scibile umano in base al sesso. Non che una donna non riesca a vedere di un bicchiere mai la parte mezza piena, ne che non sappia accontentarsi. Però, da segnalazione di un nostro
anonimo lettore, che ci ha raccontato la sua vicenda, sorge in noi il dubbio che in amore
una donna non voglia una mezza razione di spumante, ma un ricco calice sempre pieno del
miglior Krugg d'annata. Come spiegare altrimenti una separazione che ha il sapore di una beffa dopo praticamente 30 mesi di fidanzamento? Il Nostro infatti ci racconta, non senza difficoltà, di essere stato "scaricato" (termine giovalistico) dopo una crisi durata un mese. Eh si... 29 mesi, praticamente mezzo lustro, gettati al vento dopo soli 30 giorni. A questa allarmante informazione, i redattori tutti hanno immantinente aperto un tavolo di
consultazione: noi da una parte, attenti e risoluti nei nostri doppipetti, il povero tapino
del nostro lettore dall'altra, jeans e maglietta, consumato dalla tristezza. L'intento di questo brainstorming era , dato che non possiamo avere il parere diretto della controparte femminile, quello di estrapolare quanta più "verità" fosse possibile della parole del Nostro, così da avere un analisi bilanciata della sua vicenda. Anche gli psicologhi esperti in rapporti di coppia che abbiamo convocato come probiviri ( Crepet e Morelli erano fra questi, tanto per citare 2 nomi noti ) hanno dovuto arrendersi subito al primo insormontabile scoglio presentatoglisi di fronte: la ormai ex del Nostro ( che da ora in poi chiameremo col nome fittizio di Sauro Andretti ) lo ha lasciato senza una logica motivazione. Si cari lettori, così è la storia. La signorina in questione ha soltanto addotto le ragioni del cuore che, sebbene ampiamente legittime, per un maschietto non bastano mai. Sauro dunque ha cercato di andare oltre i vari "mi sei sceso" "non ti amo + come prima"," i presupposti sono cambiati, tu sei cambiato ecc.", cercando una spiegazione al perchè una persona dovrebbe essere cambiata tutto d'un tratto in un solo mese. Poi l'illuminazione. Si perchè il Sig.Andretti, pur a dispetto del celebre cognome che lo lega ad un grande della Formula 1, ha avuto un banale quanto infausto incidente d'auto, in cui ha visto farsi dare torto dai
pubblici ufficiali e ha dovuto rimboccarsi le mani al lavoro per pagare i danni alla propria
(tra l'altro nuova) vettura. Quindi uno stress in più sia a livello psicologico che fisico.
E voi lettori (ed amici, ho l'ardire di osare), che avete la fama di essere attenti come
faine, mi chiederete: che c'entra ora questo aneddoto stradale? Ebbene, l'incidente è
accaduto all'incirca un mese fa... A quel punto la somma era sotto gli occhi di tutti ed abbiamo potuto far quadrare le cose. Il Sig. Andretti ha avuto un incidente, a causa del quale divenuto più nervoso, e d'incanto la sua dolce metà si è accorta di non amarlo più. Lo so, tra noi come tra voi ora serpeggia la stessa riflessione: può avere lei mai amato lui se è stata capace di troncare il rapporto in maniera tanto decisa per motivi che non sono altro che passeggeri...o forse tali motivi hanno disvelato un qualcosa di inenarrabile, quasi innominabile: una DEBOLEZZA. E a questo punto , con limpida equidistanza, è salito in cattedra il Dott Morelli che ha
chiesto ad alta voce una introspezione onesta al Nostro sfortunato soggetto. Come si è
comportato in questo rapporto? Che cosa vi ha portato dentro? si è prodigato abbastanza? Ha
dato o solo ricevuto? E' stato se stesso o si è lasciato piegare per calcolo o solamente per
inesperienza? Sotto questo fuoco di fila spietato il nostro Sauro ha avuto un crollo psicologico,
rimessosi dal quale però sono emersi alcuni dati che fanno riflettere: in primis non ha mai
dico MAI cari lettori litigato durante il rapporto con la sua partner, in secundis non ha
mai avuto ne una defaillance sessuale, no, ma neppure un calo di desiderio! Qui morelli con
tono pacato ha cercato di spiegare al Nostro che questi apparentemente sono due indici di
perfezione, mentre nella realtà possono svelare che una delle due metà della coppia si
adopera in posizioni di mirabile mimesi, cercando di essere più perfetta possibile per
l'altra, ovvero mortificando la propria personalità ed i propri bisogni, non facendo capire
così all'altra parte cosa è importante per noi, quali sono i nostri spazi e quanto è
costoso per noi rinunciarci. Così in questo caso ecco che la parte femminile non
comprendendo l'importanza di certi spazi, se ne appropria e calpesta ciò che questi spazi
contenevano, giudicando tali contenuto banale, poco rilevante mentre invece non le sono state date importanti informazioni per poterlo giudicare. A questo punto pencolavamo tutti dalle labbra di cotanto esperto dell'animo umano quando il Vostro umile redattore ha scorto nella tasca della di lui giacca un libello familiare: era "il cuore nel sesso", di Franco Califano, con tanto di sottolineature e note scritte a mano. Una in particolare, fatta con un rosso vivo con tanto di cerchietti, mi ha incuriosito. Pagina 27 "le donne non vanno subite. MAI.". Giro pagina, altra profusione di rosso."Quando si ama troppo si finisce per amare male, ci si blocca". Eh si signori, bisogna essere perfetti: intelligenti, appassionati, sani, possibilmente belli e ricchi, o quanto meno con l'ambizione di diventarlo, questo è quello che si deduce dalle sventure del Sig. Andretti. Ma te guarda se proprio a Califano dovevamo dare ragione!

"femmine e rasoi":errata corrige

A seguito di una segnalazione da parte di una nostra fedele lettrice, noi della redazione, consci dei nostri doveri verso la società civile, ci sentiamo in debito di un ultima considerazione a latere del post "femmine e rasoi". Ci è stata mossa una critica molto fondata che insinua la nostra non perfetta galanteria, o per meglio dire che afferma di aver trovato nel Vostro vere e proprie punte di cafonaggine. E si miei cari 4 lettori, si parla proprio di cafonaggine. A questo punto però sono tenuto giocoforza a stupirvi facendo un doloroso "mea culpa". La signorina in questione ( che chiameremo per convenienza L. ) ha portato esempi concreti della cafonaggine di questo modestissimo redattore, tanto che non vi è stato più dubbio alcuno. E qui viene d'uopo una riflessione. Si perchè, cari lettori, la cafonaggine è un difetto, ma diventa preoccupante se lo è INVOLONTARIAMENTE. Come?? COSA?! Si fratelli di sventura. Abitare in una "urbe horribile" come Viareggio, e dovere per una vita avere a che fare, relazionarsi con donne che di una donna hanno solo una cosa o quasi (con poche eccezioni) ha indurito tanto il carattere del Vostro, incline già di per se data la spiccata sensibilità a proteggersi con l'introversione, ad un atteggiamento da "fast food" da "precotto" del rapporto di coppia, da "transistor" dell'incontro: o è si o è no, od ho tutto o niente, e senza dovermelo conquistare. Dalle parti del vostro disgraziato amico si dice "mi voi ti vò" ovvero mi guardi, se ti piaccio è fatta sennò no...senza tema di smentita ne possibilità di redenzione. Così succede che si perde il senso della conquista, del conoscersi, dell'interessarsi, la pazienza se ne va... e si finisce per considerare una femmina chi invece è tutt'altra cosa: una donna. Cari amici... la strada più erta ma quella migliore è di essere uomini anche quando il cuore sanguina, di dare sempre anche quando non si vorrebbe, di mandare a quel paese ma con una rosa in mano. Sperando di non prendere il tetano con le spine.