Lettera al Tirreno a commento di un fondo


Salve
Capitatomi in pausa pranzo sotto gli occhi il fondo di Paoli (mi scuso, ne ho dimenticato il nome), mi sono trovato a sorridere soto i baffi, che tra parentesi non ho.
Dopo una prima parte condivisibile in cui si espongono i mali del capitalismo, ecco che viene individuato il nemico.
Le macchine.Se bene ho compreso, l’impoverimento dell’occidente, la scomparsa dei lavori e dei lavoratori, et indi dei consumatori, è da attribuirsi prevalentemente al perfezionamento delle tecniche produttive, ovvero l’avvalersi di macchine sempre più sofisticate che rendono obsoleta la presenza dell’uomo sul luogo di lavoro.
A mia memoria, ricordo solo una macchina capace di alimentarsi con fonti non esauribili, facilmente riproducibili, che è  completamente biodegradabile e capace di generare altre forme di vita con solo un moderato aumento dei consumi per il breve lasso di tempo utile all’incubazione, la quale oltretutto produce come scorie il concime per far ricrescere ciò di cui si nutre: quella biologica. Tra le varie versioni di tale macchina le più utilizzabili ai fini produttivi, tra le specie maggiormente intelligenti, sono quelle meglio assoggettabili ad un progetto tramite lo stimolo di desideri. La “macchina desiderante” per eccellenza...è l’uomo. Il numero di homo sapiens sapiens su questo pianeta (circa 6 miliardi), assieme ad altre ragioni di tipo economico, fa si che, in una pianificazione di produzione industriale, la presenza della nostra specie sia il ruolo cardine.
Le macchine, benchè sofisticatissime, come già ebbe a notare il buon vecchio barbuto di Marx, hanno il difetto  INSOPPRIMIBILE di essere oggetti: a fronte di una specializzazione nelle mansioni superiore all’uomo, il loro costo operativo e molto maggiore, soggetto a molte più variabili d’errore e incapace esso stesso di essere compensato e reso bensì tollerabile con surplus produttivi capaci di generare profitto.
Esempio parossistico: prendiamo il caso di una linea produttiva industriale che vede come macchina un Terminator ( il cyborg del film omonimo).Mezzo futuribile, addirittura capace di apprendere. Uomo obsoleto, quindi? Eh no...perchè anche il robottone in questione ha un difetto economicamente mortale: l’alimentazione. Un terminator con “pile all’uranio” (vedasi “Terminator3”), non è altro che una macchina con un alimentazione molto costosa da tutti i punti di vista, che come i suoi epigoni di era Marxista, semplicemente produce un tot di lavoro in ragione di un consumo. E senza la capacità di generare performances produttive superiori a parità di consumi, non esiste capitalismo.
Lo sa bene Marchionne, il quale non ricolloca in Polonia perchè quella nazione è avanti nello studio della robotica, bensì perchè è indietro nella tutela dei diritti dei lavoratori e nella retribuzione degli stessi.

Saluti
Andrea

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