corollario a "Berlusconiana"





Corollario da aperitivo



E' interessante prendere la vicenda di Alitalia ad esempio per spiegare la logica di comunicazione nell'era Berlusconiana.


Al
di la delle ovvie ma doverose premesse, riassumibili col motto (mi pare
dello stesso Silvio, tra l'altro) "chi è senza peccato scagli la prima
pietra", in cui risulta quasi banale dire della vicenda Alitalia,
forse in questi giorni alla conclusione, che di certo hanno origini e
colpe quasi primordiali le quali ricadono quasi sul cittadino-elettore
come figura astratta, figuriamoci sugli attori di questa buffa farsa,
la domanda più sensata che credo ci si possa fare è " che è successo?",
corretta blandamente da un "che sta succedendo?"


L'asino è già cascato: chi cazzo lo sa per certo, direbbe un rockabilly. Ne ha ben donde (se si scrive così).


Non si sa
per certo, di sicuro cosa
è successo. Prendiamoci a cuore questa faccenda; decidiamo di
ricostruire la cronologia degli eventi, cerchiamo il "copione" di
questo dramma in mille atti,
ricostruiamolo
andando a ritroso o semplicemente usando i nostri sensi; per capire un
Giulietta e Romeo, un Così è (se vi pare), un Gola Profonda, alla fine
della fiera basta aprire occhi e orecchie. Non succederà mai che
Giulietta si scopra lesbica, o faccia dello scambio di coppie con [] .
Se così fosse sarebbe una variazione all'originale, e verrebbe
doverosamente (purtroppo) segnalato. Tutti noi che siamo oramai adulti
e depravati sappiamo le verità della vita oltre le ipocrisie del
benpensare: nessuno si illude più che il lupo sia il carnefice e
cappuccetto rosso la vittima; nessuno si è preso briga di andar ad
intervistare quel povero canide nell'esilio in cui i cacciatori lo
hanno costretto. Quei
gelosi.
La verità la sappiamo da una pietosa lettera misconosciuta dalla nonna
(inutile tentativo di riabilitazione del lupo), la quale chiamava
amabilmente sua nipote
quella ninfomane ,
che il cestino lo portava ogni tanto quel povero animale per bontà
d'animo, mentre Lucrezia, perchè così soavemente si chiamava in realtà
la
bambina, portava le cosciette svelte, un pube immancabilente rasato ed una bocca insaziabile.


E'
agli atti dei processi susseguitesi che nelle ultime ore prima della
caduta della frana al Vajont lo svaso venne regolato non sull' ejezione
massima possibile ma su quella massima sostenibile dalle turbine. In
queste situazioni Pasolini ci prende per mano (quindi attenti dietro)
confessandoci all'orecchio
io so, ultimamente in maniera così costante da far sorgere agli altri dubbi sulla nostra sessualità.


Sono
quindici anni che il sultano di Arcore si staglia nei nostri cieli,
indelebile come la scritta fantozziana, romanamente eretto, millantando
meraviglie sotto il paltò. Con l'ultima tornata elettorale siamo
arrivati al punto assurdo in cui Silvio ha creduto doveroso disvelare
il mondo meravioglioso al dilà delle sue vesti; ci samo trovati quindi
con un re nudo, di genitali pietosamente minuscoli che va
spacconeggiando delle sue leggendarie doti sessuali. La cosa
magnificamente comica è che al
capezzale di cotanta "potenza" si agitano schiere di veline e fedeli i quali, come dice il motto sulle ragazze di Pistoia "fanno a gara a chi lo ingoia", con contorno di complimenti a profusione, lusinghe e finte slogature mandibolari.


Non sappiamo cosa è veramente successo. Sappiamo solo a grandi linee i fatti principali. Chi ha il merito di aver riaperto il tavolo delle trattative?


Nel panorama informativo Berlusconiano siamo forse arrivati oltre il
fall-out
nucleare, dopo il quale non rimango che macerie informi ed un vago
ricordo del loro aspetto originario, ma non di meno capaci di infettare
chi le avvicina.


Siamo passati da un abile gioco mediatico, condito con qualche reatuccio
passabile
tipo turbtiva d'asta, in cui il cavaliere ha pro domo sua ( e con
fondamentali aiuti di mirabili politici come Mastella ) mandato
all'aria le trattative con Air France in previsione elettorale, al
plauso per il "patriottismo" dimostrato con tale furberia. A breve giro
di posta una
sporca dozzina di imprenditori italiani con a capo lo specchiato Colaninno, ovvero un insieme di furbetti dalle tasche piene di pagherò è diventata una cordata industriale e, dulcis in fundo,
un contratto che fa rima con ricatto è stato imposto alle sigle
sindacali: a questo punto il corpus compatto della dialettica
comunicativa che ha imperversato per oltre un lustro mostra la prima
crepa, in concomitanza con una prova di realtà
pura come una contrattazione sindacale.


Tale
pratica umana si deve de facto svolgere nelle migliori condizioni
psicologiche possibili, e chi nel braccio di ferro valuta di avere i
muscoli meno prestanti, deve giocoforza utilizzare tutti i trucchi che
l'estro personale gli dona. A tale proposito è illuminante come il
premier abbia inteso aprire il tavolo di confronto. "se salterà tutto
sarà colpa dei soliti sindacati politicizzati". Viene all'intelletto
subito che un esternazione a piena emitezza in un momento così delicato
non è frutto di
dementia,
quanto del bisogno irreprimibile di alimentare un infinito clima da
campagna elettorale, in cui, alla maniera del cannibale Mercx, non
basta vincere il tour, il giro e la vuelta, ma è
prioritario vincere anche OGNI tappa. A costo di doppare
la propria squadra e cambiare a proprio vantaggio le regole della
competizione. Che poi la competizione perda prestigio e decada a
divertissement del più forte è ragionamento da non palesare nemmeno.


Peccato
che se il panorama politico è stato il primo ad essere mutato dalle
radiazioni delle "atomiche" manipulite e Berlusconi, divenendo qualcosa
su cui è totalmente inutile soffermarsi, specialmente a sinistra,
d'altro lato tali deflagrazioni hanno annientato gli equilibri
dell'informazione, trasformando il complesso ma equo gioco al controllo
(tutto sponde e rinterzi) tra poteri ed informazione in un patetico
servizio di posta come nel film di Kevin Costner, in cui i postini
possono anche essere un milione, ma non sanno mai veramente dove
andare, ne hanno la possibilità di arrivare in tempo, figurarsi se
hanno idea di cosa portano.


Spenta la tv, per ovvi motivi già
vagliati, e aprendo una Republica, poi un Corriere poi qualunque altro
giornale, si ha come la sensazione che raccontino quasi sempre,
soprattutto sotto il peso di eventi importanti, almeno tre Italie
differenti: quella di Silvio ( a volte di destra), quella di sinistra
e quella che se ne frega.


L'approdo della trattattiva su
Alitalia è la massima dimostrazione di contaminazione politico
mediatica, in cui un imbelle, ma meglio sarebe dire imbecille Veltroni
prova a tirare l'acqua al suo mulino sughettando con una cannuccia dal
mare dell'informazione, appena in tempo per finire cannibalizzato dalla
solita trappola messa li per stanare un leader
dappoco e portare consensi verso Arcore grazie ad una vicenda nebbiosa come una palude di notte.


In
tutte queste macerie però, non bisogna dimenticare che gli italiani,
come sorci ineliminabili, vivono ed anzi hanno trovato già il modo per
proliferare: a tal proposito i mille sondaggi che silvio ordina
mensilmente rivelano il suo gradimento al 73%, ovvero che l'italiano
è soddisfatto del premier che ha. Interessante sarebbe chiedersi, convenuto che l'Italia è Silvio, se Sivio è l'Italia. Se ce ne fregasse qualcosa...


Nessun commento: