leggi del disincanto #2

regole del disincanto
assioma 2- Brutto vuole bello -
Lungi da me esporre esempi di una semplicità e di una chiarezza disarmante, ma che potrebbero non poco offendere i personaggi in essi coinvolti, principierò con delle considerazioni di carattere generale e non troppo legate tra loro. E forse ci continuerò pure.
La bellezza, non essendo un concetto univoco ed anzi essendo essa estremamente legata alle variabili ambientali e temporali, si comporta proprio come una merce: ciò che è detto, ritenuto, dichiarato bello...si vende sempre.
Ovvio che le suddette variabili non sono di natura caotica o randomica, o, se anche lo fossero, quanto meno hanno degli "attrattori" che permettono di coagulare i gusti, quindi anche di creare una domanda ben strutturata, "fruttuosa", e distinguere, quindi, fare la "classifica" di "gradimento" tra le varie bellezze; ecco così che un ottimo Coltrane d'annata si vende poco, costa (relativamente) poco e si scarica (poco anche in questo caso) dalla rete, mentre il calendario di questa tizia piuttosto che di quell'altra va a ruba . Fare confronti tra la fica ed il sax non è molto ortodosso, ma, visto che ambedue vengono "venduti" in edicola, nel mondo che io ritengo normale ed in cui mi piacerebbe snobbescamente vivere, il tizio x che passi sotto la tettoia di una buona edicola fornita tutta vetri non troppo puliti e scaffali verde garden, con qualche lira di troppo in tasca, che occhieggia distratto finchè non vede dietro un vetro ascentions incellophanato in un a4 e dirimpetto l'ennesima scosciata della Moric, dovrebbe godersi le foto abilmente elaborate e l'erezione che ne consegue girandosi l'ammiccante mensile di turno tra le mani -di solito le foto tirate li a mò di amo non si limitano alla copertina, parola di esperto- , ma, quando si fosse spenta la fugace fantasia del solito amplesso punitivo, la scelta cadrebbe sul Coltrane impacchettato.
Alla fine un monitor 17'' basta per visualizzare la fica in maniera soddisfacente no?
No.
E' un MP3 che semmai basta -e avanza- per ascoltarsi un palloso jazzista. O chiunque altro. Vuoi mettere un bell'A3 o un formato grande da mettersi davanti ai lombi e da centrare?? Ma scherziamo??
Si, ad onor del vero sto scherzando: difficilmente la Moric e le sue colleghe avranno dirimpetto niente di diverso da guide tv, pruriginosi settimanali o direttamente del porno.
Ecco spiegato perchè le veline e le loro epigone fanno vacanze da sogno e vite di raso, mentre per svangarla con una musica che non sia men che banale bisogna avere un bel faccino, la voce d'angelo, i modi di un pretino di provincia e suonare acustico al piano brevi melodie delicate. Ovviamente una storia di studi intensi, genio, impegno un pizzico di faccia tosta e tanta, tanta tenacia: Dio, che bello! Il figlio che ogni madre vorrebbe ed il sogno di ogni suocera. Stupenda un intervista a questo "santo" (ovviamente elido il nome) in qualche programma per giovinastri: domande tragiche fatte da una "maturona" truccata con l'aerografo che non sà più distinguere tra un cazzo, un braccio ed un gambo di tavolino.
"Ok Andrea, ho capito, ma, senza farla tanto lunga, basta che tu non compri nessun calendario naked, così la smetti di dare soldi a queste tipe ed alimentare un mercato che aborri".
Eccolo, finalmente, il punto!
Se queste tipe (e questi tipi) vivono alla grande,o comunque vivono della loro estetica, è perchè qualcuno la compra. Costoro non hanno nessuna colpa, fanno di un dono il loro sostentamento tale e quale a un pittore che faccia ritratti a carboncino; ed anzi, non possono totalizzare più introiti e devono limitarsi nello sfruttare le loro effimere risorse, unicamente per non urtare la sensibilità della curia, che chiude bonariamente un occhio e quasi due a volte, ma solo se la cappa di strane ipocrite regole non scritte, chiamata "decoro", viene rispettata. O se chi non la rispetta ha il potere per zittire la C.E.I. nel mentre che ricuce lo "strappo" ( Montezemolo preso nudo sulla tolda del suo yacht è un buon esempio).
Ma tutto questo sarebbe, ed è, noiosa botanica, macroeconomia dell'estetica di consumo.
La banalità finisce, o quantomeno, spero, si riduce, se dal macro passiamo al micro.
Come influisce questo insieme di regole, questo ambiente sulle nostre vite, sulla costruzione dei nostri rapporti interpersonali?
Intanto, statuiamo che influisce. Anche il più grande Nietzche del 2000 vive in questa epoca, e quando esce di casa vede schiere di ragazzine con pantaloni che coprono solo sino alle ginocchia e perizomi fucsia che ridono dei suoi baffoni impomatati. O forse non ridono affatto, ed anzi gradiscono la stravaganza... e di colpo il nostro filosofo si trova un numero di cellulare in mano, un paio di occhietti pieni di sottintesi addosso, seduto sul treno che porta a breve giro di posta verso il sesso orale- ma questa è un altra storia...
Viviamo in questo mondo e ne assorbiamo i modi ed essi cambiano noi molto più di quanto noi non si faccia con loro. La vecchietta 70enne passa dallo scappare bambina dalle bombe alleate all'imparare l'uso del cellulare. Lo odia, non ne capisce che i rudimenti, ne ha sempre fatto a meno, è una spesa inutile ma MA...deve averlo. Cel'hanno tutti, fa parte nella vita di tutti, è diventato indispensabile perchè è comodo e così figlio e nuora sono a distanza di una telefonata.
il "pensiero unico" di cui tanto si teorizza l'esistenza ed i termini, altro non è che un misto micidiale ed opprimente di banalità e conformismo. Qui cadiamo tutti o quasi, e comunque con esso dobbiamo interfacciarci, volenti o nolenti, pena l'isolamento.
Il problema, è che, a mio modesto parere, questi due agenti di trasformazione sopraindicati hanno un deleterio effetto sulla sensibilità del singolo al bello: visto che la bellezza è un opinione un concetto e visto che è anche free ed opensource, è complesso, solo parzialmente user friendly e quindi fatalmente soggetto ad ogni possibile tipo di attrattori, tra i quali svettano quasi solitari il gatto conformismo e la volpe banalità (torna come persona ma gli accostamenti risultano più felici se incrociati). Ecco che assieme al pensiero unico viene rilasciato un concetto di bellezza in licenza gratuita ma che non possiamo in nessun modo modificare, e sul quale abbiamo un influsso minimo, ovvero solo quello di consumer: se mi va bene, bene, altrimenti mi attacco.
Sarebbe come a dire che la bellezza "più bella" ed il luogo migliore dove discuterne è FreeBsd: efficiente, elegante, e, dove non lo fosse, si ha la possibilità di modificarlo a nostro piacimento -basta imparare a farlo-, mentre il 90% del mondo vive nell'universo windows: semplicissimo, quasi banale, abbastanza elegante, sufficientemente efficiente. Ma precotto.
Se voglio una modifica nel mondo unix semplicemente me la faccio, e\o chiedo delucidazioni al mondo degli sviluppatori\utenti. Se voglio una modifica nel mondo windows devo fare Gates di cognome. O commettere un reato di contraffazione.
Fuori dalla metafora informatica, è pacifico che, se il nostro "spettro" di assorbimento del bello si riduce, ne rimane solo la parte più facile da percepire, ovvero 90-60-90, l'addominale scolpito, l'occhio azzurro e gli zigomi levigati...o quello che ci viene dettato come bello dall' "establishment", grazie al bombardamento pubblicitario che non fa altro che abusare della porzione di spettro rimasta, riducendola ulteriormente.
E' curioso e tragico allo stesso tempo vedere come l'opera degli "attrattori" porti tutti, tutti i giovani senza distinzione di sesso ad abbigliarsi alla stessa maniera: quello che era definito casual è ora frainteso con una cosmogonia di piccoli stili (hip hop, house, techno, leather ecc ) che si vorrebbero nuovi e freschi e che invece portano ad un omologazione disarmante.
Il marketing (geniale, bisogna ammetterlo) di queste aziende ha oramai coperto l'intero mercato dell'apparire, ma, lungi dall'ammorbarlo, deprimerlo e quindi creare una risposta che genera un cambiamento, grazie al "regime" di pensiero unico esse hanno creato un brand di ferro, inattaccabile e che anzi, proprio perchè brand, può dettare le sue regole.
Perchè mettersi una scarpa A, quando la nostra [ vedasi marca qualsiasi ] è li a poco prezzo? Esistono i saldi ed addirittura abbiamo inventato gli Outlet per farti permettere di vestirti a prezzi bassissimi, quasi da furto.
Se non vuoi metterti quello che ti propongono fior fior di stilisti è una tua scelta precisa e consapevole. Se non sei con noi sei fuori, esclusa/o.
Per verificare la potenza di questi comandamenti basta vedere quante tipe che davvero non possono permetterselo si mettono jeans attillatissimi e a vita bassa, proprio come le altre. Come tutti gli altri.
Facile arrivare a concludere che, in un insieme omologativo, tutte\i vogliono tutte\i il più "bello" di quell'insieme (il difficile, dall'esterno,semmai, è notare delle differenze).
Ancora più interessante, direi divertente, o meglio direi degradante, è vedere come chi, per indole, per timidezza, per esperienza (traumatizzante), per insicurezza o quant'altro, si chiama fuori dal brand. Chi si toglie da sotto le grandi ali rassicuranti del conformismo si ritrova in una dura terra di nessuno, popolata di suoi simili che, troppo spesso putroppo, sono stati spinti ad una tale diaspora loro malgrado. Non raccontiamocela: ci vuole fegato, o incoscienza per vestirsi in una certa maniera pur essendo una culona, e non tutte cel'hanno: eh si, come quello che cel'ha piccino e piccino se lo tiene, così la bimba che già in età preadolescenziale ha la cellulite...senza qualche miracolo in età puberale, dovrà portarsi addosso qualcosa giudicato non troppo dissimile dalla gobba di Quasimodo. Con la differenza che costui, essendo uomo, può sempre spacciarsi per "un tipo"....
Il peso di un giudizio negativo veritiero ma rude, frettoloso, non si scrolla ammantandosi di una qualche tipo di cultura e dicendosi così di avere fatto il primo passo per reagire: se così fosse saremmo nel paese dell'Eldorado, dove chiunque vive bene.. basta che abbia voglia di cercare. Si vive invece in un sistema in cui ad una metà di integrati, si contrappone una metà di apocalittici, che nel 90% dei casi lo sono loro malgrado e, anche se non hanno il coraggio di ammetterlo, sono a tutti gli effetti degli scartati (ovviamente dalla prima categoria) per inadeguatezza o quant'altro e da tali, ovvero da scartati, si comportano, palesando un atteggiamento facilmente aggressivo, sempre sulla difensiva, sospettoso al limite del paranoico, quasi fossero dei soldatini con un moschettone incepposo sempre in prima linea.
La cosa divertente da notare che essi non sono realmente degli scarti, altrimenti ogni Oscar Pistorius si dovrebbe suicidare, bensì si sentono tali e interiormente sono d'accordo con la loro bocciatura, perchè, nel profondo, essi vorrebbero essere come gli altri (integrati), condividendone il modus vivendi e la weltanschauung. Il riconoscere il sistema "integrazionista" come l'unico valido e non come uno dei tanti, lungi dal portare ad una nuova consapevolezza tramite una riflessione lunga, dolorosa, ma liberatoria, dona solo recriminazione ed abiezione. In primis, e spesso senza un secundis, da se stessi verso se stessi: una perfetta sindrome di Stoccolma.
Pacifico quindi che in una situazione di tal fatta, le capacità di autovalutazione, ma mi verrebbe da dire semplicemente l'onestà, è gravemente compromessa, quindi, ogni Quasimodo\a, che abbia avuto la fortuna o no di accorgersi della propria deformità, punta indefessamente ad Angelina Jolie\Brad Pitt...a volte con più tenacia degli stessi integrati: nessuno scarto vuole uno scarto, nessuno vuole avere davanti un\a fallito\a che gli ricordi il proprio personale fallimento. Ecco quindi che, nella discarica degli esclusi non si vede come nei film accendere fuochi e ritrovarsi attorno ad un bidone ( io accendere un fuoco?? sforzarmi e sporcarmi, così poi Brad quando verrà a prendermi-perchè verrà, oh se verrà, brutti invidiosi- non mi troverà in tutto il mio splendore. Sforzarmi e sporcarmi per chi poi? per vedere delle brutte facce attorno al mio fuoco?? Braddd, Braaddd, mio principe azzurro, ti prego vieni presto, non ce la faccio più a resistere in mezzo a questi meschini buzzurri! ), bensì si vive come tante piccole "M.me Bovary" nell'astio e nella recriminazione, in un continuo homo homini lupus, generato dall'illusione della prossima salvezza portata dal principe integrato di turno e alimentato dal disgusto della vicinanza reciproca.
Così si passano gli anni pensando alle magnifiche sorti e progressive che ci aspettano, puntando il "bello" o la "bella" di turno sempre da lontanissimo, sicuri che la forza della nostra attrattiva sia irresistibile e scavalchi banalità come le presentazioni, la frequentazione ed altre pitocchierie simili...ed invecchiando, sempre più convinti dell'ineluttabilità del proprio futuro successo e sempre un passo più distanti dal palco dove si susseguono i nostri futuri "amanti", costruendosi attorno niente se non conoscenze, amicizie che sono null'altro che vaghe frequentazioni, buone per ingannare l'attesa del nostro trionfo, aborrendo come peste qualunque legame con i propri simili che sia diverso da un uscita o un aperitivo: senza impegno e quando va bene a noi.
Ovviamente questa regola generalissima si coniuga meglio o peggio a seconda della concreta realtà sottostante: così la tipa lambda, quasi vergine nella propria cittadina, trova nel cambio di posto e magari nelle dimensioni maggiori di una metropoli un gradimento insperato, ovvero da scarto diviene tipo- ed i tipi, si sa, hanno un loro bel gradimento...
Si miei cari, meschini lettori: in questa tragica, astiosa landa brulla e disadorna i rapporti interpersonali sono all'insegna della vaghezza e della pura superficialità che come un rampicante mirabilmente cresce nutrendosi di indifferenza e si espande senza paura di essere contrastato. Poi quando l'ormone urge e la luce emanata naturalmente dal principe azzurro ci fa accorgere che quello scarto che abbiamo di fronte tanto scarto non è...ecco che nascono le più tragiche ed impacciate storie di corteggiamento tra inferiori, tutte mezze parole, mezzi sguardi, mezzi saluti, frasi e confessioni fatte a terzi che arrivano di bocca in bocca trasformate in barzellette spassose, sempre incapaci di rompere il ghiaccio e (quasi) sempre destinate ad un imbarazzato naufragio.
Ancora più divertenti (ma da affrontarsi separatamente) sono le storie degli accoppiamenti tra scarti, o meglio ancora quelle mitologiche tra scarti e principi azzurri; si cari lettori, perchè ogni tanto anche le principesse e le fate turchine si ubriacano e dimentiche della bacchetta magica si introduco nelle interiora direttamente i rospi, che festeggiano come se avessero fatto 52 al totocalcio.
Vorrei tanto lasciarvi con un lieto fine cari sorcini, ma un lieto fine vuol dire tornare a vestire casual sapendo cosa voglia dire casual: casuale; aprire quindi un armadio e mettersi quasi quello che capita, non disdegnare la felpa grigia e non pensare che si ha un guardaroba demodè perchè l'arancione è il nuovo nero. Salutare chi si ha voglia di salutare senza calcoli, guardare quella col culo scolpito e anche quella che proprio scolpito non lo ha. Andar girando in città senza essere fermati per colpa della pelle troppo scura, delle vesti troppo povere e della mountain bike troppo sgarrupata da agenti in borghese. Con la Lacoste.

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